20 aprile 2024
Aggiornato 12:30
L'Italia sotto la lente

Juncker: «Se salta la Grecia rischia Roma»

Maroni: «Moody's intimida». Confindustria: «Nessun rischio se fedeli a impegni»

ROMA - L'Italia finisce sotto la lente delle agenzie di rating e sale il pressing sul governo ad affrontare subito le debolezze strutturali del Paese per tranquillizzare i mercati. A un solo mese di distanza da Standard&Poor's che aveva assegnato al rating italiano un outlook negativo, anche l'altra agenzia americana Moody's ha messo il Paese sotto osservazione valutando la possibilità di un declassamento. A mettere in guardia Roma dal rischio di contagio della crisi greca all'Italia e altri paesi europei è stato anche il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker che ha affermato che «il default può contagiare il Portogallo e l'Irlanda ma poi, a causa del loro debito elevato, anche il Belgio e l'Italia, persino prima della Spagna».

Maroni: «Annuncio intimidatorio» - Se da un lato la doccia gelata di Moody's fa da sponda alla linea di rigore del ministro dell'Economia Giulio Tremonti in procinto di presentare una manovra da oltre 45 miliardi di euro, dall'altro il ministro leghista Roberto Maroni definisce «quasi intimidatorio» l'annuncio dell'agenzia di rating, che ha messo l'ultimatum dei tre mesi per valutare il possibile downgrade. In tre mesi, ha osservato Maroni, «può succedere di tutto e di più, non so se è normale che ci si comporti così dando dei messaggi quasi intimidatori per quello che potrà succedere tra tre mesi». Il ministro dell'Interno è poi tornato a invocare scelte coraggiose. «Noi siamo il governo italiano e dobbiamo fare scelte importanti, impegnative e soprattutto coraggiose, dopodiché - ha detto - le agenzie di rating si accorgeranno che c'è un governo che governa». Non appare preoccupato il ministro Roberto Calderoli, che ha sottolineato che quello di Moody's «non è un declassamento ma un avviso» e sostiene che il governo ha «lo spazio per fare una buona manovra e una buona riforma fiscale che sia equa e che possa determinare la ripresa».

Anche le imprese non credono al rischio default per l'Italia ma solo a condizione che l'esecutivo rispetti gli impegni concordati con l'Europa sul piano di rientro del deficit e il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2014. «Io credo che - ha dichiarato il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli - se l'Italia tiene fede, come il governo ha detto di voler fare, al piano di rientro approvato dalla commissione europea che prevede il pareggio di bilancio nel 2014 questi rischi dovrebbero essere fugati». Viale dell'Astronomia insiste però sul rilancio della crescita senza il quale non potranno mai essere realmente rimosse le debolezze strutturali del Paese. Il governo «deve fare di più sul piano della crescita». Nel piano nazionale di riforme «ci sono tante misure» che «se fatte seriamente possono sicuramente aiutare» lo sviluppo. Ma, ha avvertito, «la crescita non può essere fatta con il debito».