Bankitalia attacca Verdini: nella sua ex banca conflitto d'interessi per 60 milioni
Affidamenti scoperti e rapporti sospetti. La replica: «Sta ripartendo il polverone mediatico». Le opposizioni chiedono le dimissioni, solidarietà dal Pdl
ROMA - P3, nuovo capitolo. E' di oggi la notizia dei contenuti del documento con cui la Banca d'Italia, dopo controlli e accertamenti durati diverse settimane e che hanno riguardato conti e depositi del Credito cooperativo fiorentino dal 25 febbraio al 21 maggio scorsi, ha chiesto al ministero dell'Economia l'amministrazione straordinaria dell'istituto di credito toscano. Sostanzialmente, secondo palazzo Koch, il Ccf, di cui era presidente il coordinatore del Pdl Denis Verdini, sarebbe stato protagonista di alcune malversazioni.
Dai rilievi di Bankitalia, infatti, risulterebbero «gravi carenze» degli organi aziendali, con accentramento dei poteri nelle mani del presidente Verdini; inoltre, ci sarebbe stato un potenziale conflitto di interesse dello stesso Verdini con la banca per affidamenti di oltre 60 milioni di euro e, in più, sarebbero stati decisi impieghi spesso a rischio in contrasto con gli obiettivi mutualistici dell'istituto di credito. Stando alle cronache, il Credito cooperativo fiorentino è stato commissariato dal ministero dell'Economia il 27 luglio, dopo la richiesta presentata da palazzo Koch per «per gravi irregolarità nell'amministrazione e gravi violazioni normative», secondo quanto stabilito dal testo unico della finanza.
Tutte accuse che Verdini respinge integralmente. «In merito alle contestazioni di Bankitalia dopo l'ispezione al Credito cooperativo fiorentino - scrive infatti Verdini subito dopo la diffusione del verbale di Bankitalia - rilevo che si tratta dell'inizio di un provvedimento amministrativo al quale risponderò puntualmente e adeguatamente nei termini previsti dalla legge. Per quanto riguarda il mio 'potenziale conflitto di interessi' nei confronti del Ccf, questo è fondato su ipotesi errate di fatto e di diritto, la cui insussistenza sarà presto dimostrata, in quanto ho sempre operato nella massima trasparenza e nell'interesse della banca».
«Rilevo inoltre - sottolinea ancora Verdini - che nella delibera degli ispettori non c'è traccia alcuna delle infamanti ipotesi uscite sulla stampa nei mesi scorsi, tese a individuare nel Ccf un crocevia di tangenti e di malaffare. Come ho già spiegato ai magistrati, da tempo non ho rapporti in società operative con l'imprenditore Riccardo Fusi, e i crediti erogati alla Btp sono sempre stati pienamente garantiti. Respingo dunque con fermezza - conclude il coordinatore del Pdl - sia le contestazioni sul conflitto d'interessi che quelle relative ad inesistenti operazioni anomale».
Gli ispettori hanno anche riscontrato «gravi carenze ed irregolarità» in materia di antiriciclaggio. Nel paragrafo antiriciclaggio sono citate alcune operazioni, una delle quali riguarda una società editoriale riconducibile proprio a Verdini, che hanno determinato l'interesse degli ispettori. «Prive di approfondimento - scrive l'Istituto di Vigilanza - sono rimaste talune operazioni volte ad effettuare, con modalità anomale e in assenza di registrazioni nell'Archivio Unico Informatico, il trasferimento di un importo di 500 mila euro in favore di due clienti classificati a sofferenza», uno dei quali sottoposto a indagini per riciclaggio. Inoltre, «solo nel corso degli accertamenti ispettivi» e in seguito all'avvio di indagini giudiziarie, il Credito Cooperativo Fiorentino» ha provveduto a segnalare i versamenti per complessivi 800 mila euro in favore di una delle società editoriali riconducibili al dott. Verdini, effettuati nel periodo giugno-dicembre 2009 da soggetti non conosciuti, interessati in iniziative economiche di dimensioni modeste o da tempo cessate». Verdini, interrogato in proposito lo scorso mese di luglio dai pm di Roma e durante una conferenza stampa, ha sostenuto che quel versamento di 800 mila euro rientrava in un'operazione da 2,6 milioni di aumento di capitale del Giornale della Toscana.
Immediato l'assalto del Pd: «Il quadro che emerge dai riscontri degli ispettori di Bankitalia è molto pesante. Se confermato, Verdini deve trarne le inevitabili conseguenze politiche e dimettersi». Lo afferma in una nota Gianclaudio Bressa, capogruppo in commissione Affari Costituzionali del Senato. Se quanto scrive Bankitalia sul Ccf dovesse trovare pieno riscontro, ci troveremmo di fronte ad un fatto gravissimo. Cosi' il Pd. E' indispensabile -dice Francesco Boccia,coordinatore della commissione economica del Pd alla Camera- che Verdini da un lato e dall'altro Tremonti,che ha seguito indirettamente le procedure della commissione di controllo con Bankitalia,spieghino cosa sia successo.Se quanto accertato -conclude Boccia- fosse confermato,Verdini dovrebbe trarne le conseguenze.
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