28 agosto 2025
Aggiornato 12:30
Industria automobilistica

Marchionne scrive agli operai di Pomigliano

Raggiunto l’accordo con i metalmeccanici di Cisl, Uil e Ugl per riportare la Panda in Italia

TORINO - La Fiat ha deciso che il referendum tra i lavoratori Pomigliano, anche se non ha decretato una vittoria esaltante dei «sì» nei confronti dell’accordo approvato dai sindacati (esclusa la Fiom-Cgil), può costituire comunque una garanzia per riportare la produzione della Panda in Italia dalla Polonia.
L’intesa è stata siglata oggi alla presenza del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni e della Uil, Luigi Angeletti.
Ancora una volta Sergio Marchionne, prima della firma, ha voluto fare una mossa sorpresa. Ha preso carta e penna e, fatto del tutto insolito soprattutto alla Fiat, si è rivolto direttamente ai dipendenti dell’azienda.
L’amministratore della Fiat per prima cosa ha specificato di non voler parlare a nome di quell’astratta entità che si chiama «azienda», né a nome di quello che ancora in molti definiscono il «padrone».
«Vi parlo da persona a persona - ha specificato Marchionne - per dirvi che le regole della competizione internazionale non le abbiamo scelte noi e nessuno di noi ha la possibilità di cambiarle, anche se non ci piacciono. L’unica cosa che possiamo scegliere è se stare dentro o fuori dal gioco».

Ora si tratterà di vedere come la Fiom, che non ha sottoscritto l’accordo e ha risposto negativamente al referendum agirà all’interno del gioco indicato da Marchionne.
«L’azienda e le organizzazioni sindacali che hanno firmato l’accordo -si legge in una nota diffusa oggi dal Lingotto- si impegneranno per la sua applicazione con modalità che possano assicurare tutte le condizioni di governabilità dello stabilimento. L’esecuzione di questo accordo nei tempi e nei termini concordati -conclude il comunicato della Fiat- è la condizione necessaria per la continuità dell’impegno della Fiat nella realizzazione del progetto Fabbrica Italia».

Insomma la Fiat ricorda a tutti che la firma non basta. Per riportare la Panda in Italia ora bisognerà rispettare i tempi e i modi dell’intesa.
La lettera di Marchionne probabilmente a proprio lo scopo di un richiamo al senso di responsabilità di quegli operai che si sono espressi contro l’intesa affinché non boicottino il progetto.

«Scrivere una lettera è una di quelle cose che si fa raramente e solo con le persone alle quali si tiene veramente. Se ho deciso di farlo – ha spiegato Marchionne - è perché la cosa che mi sta più a cuore in questo momento è potervi parlare apertamente, per condividere con voi alcuni pensieri e per fare chiarezza sulle tante voci che in questi ultimi mesi hanno visto voi e la Fiat al centro dell’attenzione. Non è la Fiat a scrivere questa lettera, non è quell’entità astratta che chiamiamo ’aziendà e non è, come direbbe qualcuno, il 'padrone'». «Vi sto scrivendo prima di tutto come persona, con quel bagaglio di esperienze che la vita mi ha portato a fare. Sono nato in Italia ma, per ragioni familiari e per motivi di lavoro, ho vissuto all’estero la maggior parte dei miei anni e conosco bene - ricorda Marchionne - la realtà che sta al di fuori del nostro Paese. Ed è questa conoscenza che sto cercando di mettere a disposizione della Fiat perché non resti isolata da quello che succede intorno. Vi scrivo da uomo che ha creduto e crede ancora fortemente che abbiamo la possibilità di costruire insieme, in Italia, qualcosa di grande, di migliore e di duraturo. Prendete questa lettera come il modo più diretto e più umano che conosco per dirvi come stanno realmente le cose».