Incontro Fini-Schifani: tagli in linea con il decreto
Non riguarderanno le indennità dei parlamentari ma rimborsi e diaria
ROMA - Camera e Senato stringeranno la cinghia in linea con la manovra economica varata ieri dal governo ma i tagli saranno realtà soltanto una volta convertito in legge il decreto che potrebbe subire dei ritocchi nel corso dell'esame in Parlamento: la scure di Gianfranco Fini e Renato Schifani si abbatterà sul trattamento economico dei parlamentari; sul trattamento retributivo del personale in servizio e sul trattamento di quiescenza; e sugli stanziamenti di bilancio non vincolati da contratti.
LA NOTA CONGIUNTA - «La partecipazione delle Camere allo sforzo complessivo cui è chiamato il Paese - spiegano i due Presidenti in una nota congiunta diffusa al termine dell'incontro che si è svolto a Montecitorio - non dipende dal fatto che le spese sostenute per l'attività parlamentare siano eccessive o improduttive, trattandosi di costi essenziali per il funzionamento della democrazia; essa risponde ad un doveroso senso di responsabilità che ha connotato già da tempo l'azione delle Camere». L'obiettivo è di risparmiare il 10% delle spese complessive in tre anni, un obiettivo che sarà oggetto di un'intesa che vedrà coinvolgere tutti gli organi costituzionali.
Delle voci che compongono lo stipendio dei parlamentari (indennità, diaria di soggiorno, rimborso spese accessorie di viaggio, rimborso delle spese telefoniche, contributo eletto-elettore) non verrà toccata l'indennità perché già oggetto di tassazione. Il taglio riguarderà le altre voci fino a raggiungere, se i contenuti della manovra non dovessero cambiare, la riduzione di quel 10% indicato dal governo ai ministeri. In linea con le misure nei confronti dei dipendenti statali contenute nel provvedimento varato ieri dal Consiglio dei ministri, saranno ridotti anche gli stipendi del personale delle due Camere.
Non si toccano invece per ora le voci di bilancio vincolate da contratto. Tra queste resta invariata quindi quella per la Camera più costosa, cioè l'affitto di Palazzo Marini che, secondo l'elenco dei fornitori pubblicato sul sito dei radicali, costerà a Montecitorio quest'anno 46.534.480 milioni.
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