28 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Ddl lavoro

Licenziamento precari anche a voce. Pd: inaccettabile

Relatore Castro: «Sono casi residuali per le piccole botteghe»

ROMA - In materia di contratto di lavoro a tempo determinato, torna la possibilità di licenziamento anche non in forma scritta pur prevedendo un mese in più di tempo per l'impugnazione. Va in questa direzione infatti un emendamento del relatore al ddl lavoro in commissione Lavoro in Senato, Maurizio Castro, il quale tuttavia tiene a sottolineare che il licenziamento orale si verifica in «casi residuali per esempio nella piccola bottega». Ma il Pd attacca e annuncia battaglia in commissione e in Aula: questa proposta è «inaccettabile», sostengono i senatori del partito democratico.

Durante il passaggio a Montecitorio, dopo il rinvio alle Camere del provvedimento da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stato precisato che il licenziamento per i contratti a tempo determinato deve essere in forma scritta: «Il licenziamento deve essere impugnato a pena di decadenza entro 60 giorni dalla ricezione della sua comunicazione, con qualsiasi atto scritto, anche extragiudiziale, idoneo a rendere nota la volontà del lavoratore anche attraverso l'intervento dell'organizzazione sindacale diretto ad impugnare il licenziamento stesso».

Con l'emendamento Castro nel testo si aggiunge che: «in caso di licenziamento intimato senza la forma scritta il termine di decadenza per l'impugnazione, è fissato in novanta giorni». E «in caso di mancata indicazione per iscritto dei motivi del licenziamento, il termine di decadenza è fissato in novanta giorni dal termine entro il quale detti motivi devono essere comunicati. L'onere della prova della decadenza dell'impugnazione spetta al datore di lavoro».

Questa, sostiene il senatore del Pd Giorgio Roilo, capogruppo in Commissione Lavoro del Senato, è un'altra «gravissima modifica che il governo e la sua maggioranza vorrebbero introdurre attraverso gli emendamenti del relatore. E' la previsione secondo cui il datore di lavoro non sarebbe più obbligato a comunicare in forma scritta il licenziamento. Un passo indietro inspiegabile e inammissibile».

Fortemente critica anche la senatrice Rita Ghedini: «si riporta indietro il Paese di quasi cinquant'anni con la norma riportata all'articolo 32 del testo con il quale, di fatto, si abroga l'obbligo del licenziamento in forma scritta, imponendo alle lavoratrici e ai lavoratori una condizione d'incertezza insopportabile. Pensavamo che almeno questi diritti fondamentali fossero acquisiti anche dalla destra, ma dobbiamo invece amaramente prendere atto che non è così».