Ddl lavoro, il Quirinale non lo firma: arbitrato solo volontario
Il Presidente della Repubblica mette alcuni punti fermi: «Non lo si può prevedere come clausola compromissioria alla firma del contratto»
ROMA - Giorgio Napolitano ha rinviato alle Camere il ddl lavoro, prima legge non firmata e sottoposta a una nuova deliberazione del Parlamento del suo settennato. Il presidente della Repubblica mette alcuni punti fermi e spiega con una dettagliatissima lettera ai presidenti di Camera e Senato i motivi che l'hanno spinto a bocciare la legge.
Il ricorso all'arbitrato, innanzitutto, può rappresentare uno strumento «apprezzabile» per prevenire controversie del lavoro, ma deve essere sempre volontario. Inoltre non si può prevederlo, tramite l'inserimento «di una clausola compromissoria», in sede di firma del contratto quando il lavoratore è nella condizione di «massima debolezza».
Il Quirinale si è preso quasi tutto il tempo necessario - un mese - per esaminare minuziosamente ogni aspetto del ddl, licenziato in ultima lettura dal Senato il 3 marzo scorso. L'arbitrato per le controversie di lavoro è stato bollato dalla Cgil e dalle opposizioni come «incostituzionale» perchè «viola l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori». La filosofia di base del Colle è che il mondo del lavoro può essere riformato e anzi tali intenti sono apprezzabili ma bisogna muoversi «nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale».
Questione di forma e di sostanza - Le perplessità di Napolitano si sono addensate sia sulla forma della legge che sulla sostanza. Ancora una volta il Capo dello Stato ha espresso la sua contrarietà a «leggi omnibus» che poi non consentono per questa loro caratteristica neppure alle commissioni competenti di esprimersi a dovere. Il ddl lavoro, osserva il presidente nel documento, letto in aula da Fini, «ha avuto un travagliato iter parlamentare nel corso del quale il testo, che all'origine constava di 9 articoli e 39 commi e già interveniva in settori tra loro diversi, si è trasformato in una legge molto complessa, composta da 50 articoli e 140 commi riferiti alle materie più disparate».
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