28 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Il ddl sul lavoro

Art.18, Napolitano non firma

Si è avvalso dell'art. 74 della Costituzione: «Servono maggiori garanzie». Maroni: «Nulla da eccepire». Sacconi: «Ne terremo conto»

ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha firmato e ha rinviato alle Camere il cosiddetto ddl lavoro che contiene la norma sull'arbitrato. Napolitano, come si legge in una nota del Quirinale, «ha chiesto alle Camere, a norma dell'articolo 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge: «Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione degli enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro».

MARONI - Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, ospite di SkyTg24, spiega così il rinvio alle Camere della norma che riformava il diritto del lavoro: «È il problema dei cosiddetti decreti omnibus, dove finiscono molte norme che spesso non hanno nulla a che vedere con il provvedimento originario e su questi decreti il presidente della Repubblica ha sempre mostrato sensibilità». Quanto al rinvio alle Camere deciso da Napolitano Maroni sottolinea: «È suo potere non ho nulla da eccepire».

SACCONI - «Terremo conto dei rilievi del presidente della Repubblica», ha commentato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.

DI PIETRO - «Finalmente il presidente della Repubblica batte un colpo e rimanda alle Camere la legge che voleva svuotare lo Statuto dei lavoratori», ha detto il presidente dei Italia dei valori, Antonio Di Pietro. «L'Idv è stato l'unico partito che si era permesso di pregare il capo dello Stato di rinviare il provvedimento alle Camere».

DAMIANO - «Apprezziamo la decisione del presidente della Repubblica di rinviare alle Camere l’esame del ddl lavoro. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a motivazioni rigorose e argomentate che fanno riferimento alla eterogeneità delle norme contenute nel provvedimento e alla loro delicatezza, viste le ricadute sulle tutele del mondo del lavoro. Come Pd ripresenteremo i nostri emendamenti respinti dal governo, a partire da quelli relativi al tema dell’arbitrato secondo equità». Lo ha detto Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.

ICHINO - «Il Presidente della Repubblica invita il Governo e la maggioranza a una riflessione più attenta su di una norma in materia di sicurezza per il personale marittimo del naviglio di Stato e sulla riforma dell’arbitrato nelle controversie di lavoro: norma, quest’ultima, che interviene su di una materia delicatissima, introdotta in modo affrettato nel disegno di legge n. 1167 in seconda lettura, al Senato, e altrettanto affrettatamente modificata in terza lettura, alla Camera. Così il senatore Pietro Ichino ha commentato sul suo sito www.pietroichino.it la decisione del presidente Napolitano di rinviare alle camere il ddl lavoro. Nel corso del dibattito parlamentare abbiamo ripetutamente denunciato i numerosi profili di grave inopportunità, e anche incostituzionalità di questa norma. E abbiamo anche denunciato la chiusura ermetica (e arrogante) della maggioranza alle nostre proposte di emendamento. Ciò che è in discussione non è la necessità del rilancio dell’arbitrato, come strumento per la soluzione delle controversie di lavoro, e in particolare di quelle relative a diritto nascenti dal contratto collettivo: il Pd ha ripetutamente presentato un emendamento tendente proprio a fare dell’arbitrato «la voce del contratto collettivo». Ma quello che non ha senso, e che contraddice l’essenza stessa del diritto del lavoro, è che - come dispone l’articolo 31 della legge nella sua formulazione attuale - la clausola arbitrale, riferita anche a diritti indisponibili nascenti da legge dello Stato, possa essere inserita nel contratto individuale con cui si costituisce il rapporto di lavoro».