Rivisto al ribasso il Pil 2009, -5,1%. Riparte la produzione industriale
E' il calo più imponente dal 1971, anno di inizio delle serie storiche. Cresce la produzione su base mensile, prima volta dal 2008
ROMA - Crolla del 5,1% nel 2009 il Pil in Italia: si tratta del dato peggiore dal 1971, dall'inizio cioè della serie storica. L'anno scorso il prodotto interno lordo corretto per gli effetti di calendario è diminuito infatti del 5,1%. Lo rende noto l'Istat, nei 'Conti economici trimestrali', spiegando che il 2009 ha avuto un giorno lavorativo in più rispetto al 2008 e rivedendo così al ribasso la stima provvisoria comunicata a febbraio che indicava un calo del Pil del 4,9% lo scorso anno. Il Pil non corretto per gli effetti di calendario, come comunicato dall'Istat il primo marzo, è diminuito del 5%.
PRODUZIONE INDUSTRIALE - Risalita significativa della produzione industriale a gennaio: l'indice della produzione industriale destagionalizzato ha segnato un aumento del 2,6% rispetto a dicembre 2009. Su base annua, invece, la produzione industriale è ancora negativa: l'indice grezzo ha registrato una diminuzione del 3,3% rispetto a gennaio 2009, ma bisogna tener conto del fatto che a gennaio 2010 c'è stato un giorno lavorativo in meno (i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 20 di gennaio). Lo rende noto l'Istat aggiungendo, tuttavia, che l'indice della produzione industriale corretto per gli effetti di calendario ha registrato, sempre a gennaio, un aumento tendenziale dello 0,1%. Si tratta del primo aumento tendenziale da aprile 2008. La media degli ultimi tre mesi è risultata invariata rispetto a quella dei tre mesi immediatamente precedenti.
MARCEGAGLIA: DELUSI DALLA POLITICA - Gli imprenditori sono «preoccupati» e «delusi» per come la politica sta affrontando la crisi, perchè «l'economia italiana va ancora male ed è necessario e urgente prendere decisioni per tornare a crescere». Lo ha affermato il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, al Tg2.
A pochi giorni dalle elezioni regionali «non si sente minimamente parlare di programmi - ha aggiunto - di crisi, economia, crescita, dei problemi delle imprese e, soprattutto, dei lavoratori e dell'occupazione». Marcegaglia ha fatto «un richiamo forte alla politica: concentrarsi su questi temi, che interessano alle persone, alle imprese e ai lavoratori».
OCSE: ITALIA ALZI PRODUTTIVITÀ - In Italia servono più produttività, liberalizzazioni e istruzione universitaria e va invece ridotta la presenza pubblica nell'economia. Sono le raccomandazioni chiave dell'Ocse nei riguardi della penisola nel rapporto annuale «Obiettivo crescita» (Going for growth), una rassegna sulle aree di intervento necessarie a migliorare le performance dell'economia. Prima che arrivasse la crisi il Bel Paese era riuscito a compiere progressi sia nella partecipazione al mercato del lavoro che sulla riduzione della disoccupazione, ma «le sue performance di produttività restano deboli se confrontate con i paesi capofila, con cui anzi il divario si è allargato».
Progressi sono stati registrati anche su liberalizzazioni e concorrenza, e questo ha migliorato le prospettive della produttività, ma secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico «ci sono indicazioni che le riforme che restano da fare avrebbero un impatto maggiore di quelle già compiute». In particolare «restano sforzi da compiere sulle professioni e sui servizi pubblici locali». L'ente rileva un avanzamento anche delle riforme nella pubblica amministrazione: «andranno sostenute in modo da produrre benefici significativi».
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