25 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Dal Pontefice nessuna intenzione di impartire lezioni

Benedetto XVI scende in campo per il lavoro e l’occupazione

Per il Papa bisogna recuperare il senso di responsabilità

La Chiesa è scesa in campo sul tema del lavoro e lo ha fatto con tutta l’autorità che le deriva, sia dalla levatura spirituale del Santo Padre, che dalla presenza capillare sul territorio.
Insomma la Chiesa quando interviene in materia di lavoro sa di che cosa sta parlando, perché conosce per via diretta i problemi e le angosce di chi può trovarsi senza colpa privo, non solo di denaro, ma di quel punto cardinale della vita che è il lavoro.
La parola chiave per interpretare il senso del messaggio del papa è «responsabilità». E’ stato un richiamo ad unirsi intorno a questa parola «responsabilità» rivolto a tutti: agli imprenditori, ai governanti, ai lavoratori, ai manager, chiamati a riprogettare il destino del lavoro a misura d’uomo.

Nel richiamo forte della Chiesa non c’è alcuna intenzione di impartire una lezione a imprenditori, governanti e lavoratori su come fare il loro mestiere.
Il Papa non è caduto nella tentazione di dare voti, di dividere i buoni dai cattivi, di assegnare premi o infliggere punizioni.
Va invece riconosciuto al Pontefice il merito di essere andato immediatamente al cuore del problema con il solo ausilio della parola «responsabilità».
Evocare il senso di responsabilità rimanda infatti alla necessità di una presa di coscienza dalla quale nessuno può pensare di sentirsi esentato. Dunque, è una esortazione collettiva a riprendere in mano il problema del lavoro epurandolo da tutti i luoghi comuni in cui è stato avvolto negli ultimi anni. Per dispiegarlo al ragionamento, all’analisi, alla lettura imposti da una crisi che ha messo allo scoperto tutti i lati scoperti non risolti del sistema planetario.

Se il Papa avesse voluto servirsi del vocabolario della sociologia avrebbe potuto dire: «qui bisogna convocare gli stati generali del lavoro». Cioè un luogo in cui tutti insieme ci si metta a riconsiderare le proprie responsabilità, quelle individuali e quelle collettive. Per ritrovare la bussola e i significati umani ed economici dell’attività dell’uomo nella società.
C’è solo un rischio nell’istanza della Chiesa, che il principio di responsabilità , pur condiviso, venga affrontato come si dice, partendo da Adamo ed Eva.
Ci sono invece fatti recentemente accaduti che ci impongono di restare con i piedi per terra, per guardare con obiettività e realismo ad avvenimenti e circostanze che non hanno nulla di accademico, ma corrispondo a fatti e avvenimenti precisi.
Ci preme riandare, restando all’attualità, ai fatti recenti di Rosarno.
Forse, sotto la spinta delle emozioni, in quell’occasione si è dato poco peso a quei due euro pagati agli immigrati per raccogliere i mandarini. Quei due euro, bisogna precisarlo, non sono solo una cifra al di sotto della linea del sostentamento: impediscono infatti di poter fare fronte al pagamento di un affitto e avere un tetto sopra la testa. Non sono solo il segno di uno sfruttamento. Sono anche il segno di demarcazione sopra il quale chi produce mandarini preferisce farli marcire sull’albero. Questo perché è il mercato che pretende di non pagarli di più.
Allora non bisogna solo guardare all’agricoltore o al lavoratore, bisogna guardare al mercato. Correggerlo se impone prezzi troppo alti o troppo bassi.
Il nodo mercato, ci rimanda alle vicende di Termini Imerese e di Portovesme evocate anche nelle parole del Papa. Si può andare contro il mercato, per esempio dove produrre comporta perdite al posto di profitti. E per quanto tempo? E a spese di chi?
Sono problemi complessi, che richiedono, oltre al senso di responsabilità, grande capacità di analisi, lungimiranza, orizzonti visivi ampi.
Significa rimettere in gioco certezze, schemi prefissati, convinzioni radicate.
Una cosa si può dire senza tema di sbagliare: certezze, schemi prefissati e convinzioni radicate ci hanno portato dove siamo. Ora per trovare una via d’uscita, a meno di non fuggire dalle proprie responsabilità gettando tutto il peso di ciò che sta accadendo sulle responsabilità altrui, non resta che unirsi nella ricerca di altri e inediti punti cardinali dai quali ripartire.
Cominciando con il recuperare quel punto cardinale perduto che è il senso di responsabilità.
Come, appunto, dice il Papa.