L'allarme di Bankitalia: posti di lavoro ancora a rischio
«Soprattutto nell'industria, per progressivo esaurimento della cassa integrazione»
ROMA - Nei prossimi mesi le prospettive occupazionali rischiano di «aggravarsi» in tutte le zone del Paese, in particolare nel settore industriale. Lo sostiene la Banca d'Italia nelle «Economie regionali» di dicembre, il rapporto periodico sugli aspetti territoriali dell'economia italiana. «Le indagini sulle imprese - spiega Palazzo Koch - segnalano che nei prossimi mesi le prospettive occupazionali potrebbero aggravarsi in tutte le aree geografiche, soprattutto nell'industria, anche per il progressivo esaurimento dei massimali per l'utilizzo della cassa integrazione».
DINAMICHE OCCUPAZIONALI - Analizzando la dinamica del mercato del lavoro, spiega Bankitalia, «dopo un lungo ciclo espansivo, dall'inizio del 2009 il numero degli occupati ha iniziato a ridursi in risposta all'aggravarsi della crisi, nonostante un massiccio ricorso alla cassa integrazione guadagni (Cig). Nel secondo trimestre del 2009 la contrazione rispetto a dodici mesi prima è stata del 4% nel Mezzogiorno, prossima all'1% nel Nord e sostanzialmente nulla al Centro». Al Centro-nord, in particolare, «la dinamica dell'occupazione è stata anche sostenuta dall'effetto ritardato delle registrazioni all'anagrafe degli stranieri regolarizzati».
CASSA INTEGRAZIONE RECORD - Nei primi dieci mesi dell'anno, il ricorso alla Cig è aumentato «in misura eccezionale, soprattutto nel Nord-ovest, superando ampiamente il precedente picco del 1992-93. L'incidenza delle ore concesse di cassa integrazione sugli occupati dell'industria è risultata particolarmente elevata anche nel Mezzogiorno».
Nel secondo trimestre, poi, il tasso di disoccupazione al netto dei fattori stagionali è rimasto costante nel Mezzogiorno, è cresciuto di tre decimi di punto rispetto a dodici mesi prima al Centro e di oltre un punto percentuale nel Nord. Nel Mezzogiorno, in particolare, «la forte caduta dell'occupazione è stata controbilanciata da un'eguale crescita del numero degli inattivi, scoraggiati dalle scarse probabilità di trovare un lavoro a breve termine».
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