19 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Raggiunto l’accordo sulle banche resta il nodo di paradisi fiscali, speculazione e derivati

G20: blocco ai bonus per i banchieri

Intanto cresce il timore che da Pittsburgh escano buone intenzioni, ma poche regole certe per i mercati finanziari

Come era ormai dato per scontato al G20 è stato trovato un accordo per mettere un tetto ai bonus dei banchieri. Era quello che tutti si aspettavano e i Grandi della Terra non si sono fatti pregare nell’indicare l’avidità dei manager della finanza la causa principale della crisi che ha fatto tremare il mondo.
Era giusto farlo ed è stato fatto. Ma siamo sicuri che semplicemente applicando la museruola al meccanismo adottato dalle banche per remunerare i loro manager, si riuscirà ad evitare che il virus dei fallimenti a catena torni a minare dalle fondamenta un sistema che ancora sta pagando gli effetti dell’epidemia più recente?

STRUMENTI FINANZIARI - Se il risultato finale di Pittsburgh si limitasse ad avere trovato un capro espiatorio alla crisi potremmo essere certi esattamente del contrario. Dovremmo cioè ammettere che i Grandi della Terra hanno dovuto abbandonare tutti i propositi di cambiare gli ingranaggi centrali del sistema finanziario espressi nei momenti più acuti della crisi, sconfitti da una constatazione: cambiare i meccanismi che tengono in vita e danno velocità al motore è più pericoloso che lasciarlo andare come è andato finora. Anche a costo di subire il rischio del ripetersi di periodiche frenate che, con il tempo, potrebbero rivelarsi letali.
I meccanismi di cui parliamo hanno un nome cognome e sono la vera causa dello tsunami del quale ancora la globalizzazione porta i segni: si chiamano «derivati» ed altri strumenti finanziari che hanno riempito al pancia delle banche di tutto il mondo di risorse tossiche, che poi le banche si sono passate l’una con l’altra, finendo per infettare tutto il sistema.
Riusciranno i «Grandi della Terra» nelle poche che hanno ancora a disposizione a raggiungere il duplice scopo di cambiare le regole e nello stesso momento non mettere a repentaglio l’architettura finanziaria che gestisce il mondo che essi stessi governano?

MATERIE PRIME - Le proposte capaci effettivamente di far girare diversamente la macchina non mancano.
Una di queste, è stata posta in primo piano nell’agenda del G20 anche da nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e prende in considerazione il divieto che si continui a giocare sulle materie prime strategiche come si fa con la roulette al casinò. L’intenzione è sacrosanta. Abbiamo visto quello che è successo con le materie prime alimentari. La speculazione, poco prima che scoppiasse la crisi, aveva puntato sui cerali facendo schizzare alle stelle il prezzo del grano, con il risultato di far crescere da un giorno all’altro il numero degli individui che non riescono a risolvere il problema della fame. Stesso discorso vale per il petrolio, capace dimettere in ginocchio, con l’aumento dei prezzi intere economie.
Ma è veramente possibile intervenire chirurgicamente sulla speculazione che punta alle materie prime, eliminando le cellule cancerogene senza mettere a repentaglio il resto dell’organismo?

PARADISI FISCALI - Altro tema delicato è quello dei paradisi fiscali. Anche qui l’Italia si è fatta portavoce, attraverso il premier, della necessità del cambiamento. Ma lo stesso Berlusconi, parlando con i giornalisti prima del vertice, evidentemente consapevole della difficoltà di raggiungere l’obiettivo massimo, ha ritenuto opportuno indicare ai suoi colleghi un obiettivo alternativo, e cioè mettersi d’accordo su come evitare che, oltre quelli che già ci sono, nascano altri parasi fiscali.
Insomma il nodo vero da sciogliere a Pittsburgh sono le nuove regole, intorno a quali principi costruirle, con quali tempi realizzarle, come imporle.
Non a caso Angela Merkel nei giorni scorsi ha posto un confine temporale ben preciso, sei mesi a partire da Pittsburgh, a fare da linea di demarcazione fra quelli che possono essere considerati tempi fisiologici per portare a termine le linee guida che usciranno dal G20, e il tentativo, ove fosse messo in atto, di rimandare tutto alle calende greche.

UN CAPRO ESPIATORIO - Il cancelliere tedesco dal G20 è stato subito accontentato sui bonus ai banchieri. Alla Merkel non può che fare piacere, visto che fra pochi dovrà affrontare in casa i suoi elettori e allontanare da se il sospetto che sia stata troppo benevola con banche e banchieri, salvati con i soldi pubblici. La bacchetta ai banchieri farà anche piacere a Sarkozy, che addirittura aveva minacciato di disertare il vertice se non si fosse affrontato il problema dei bonus.
Le prossime ore dovranno dirci se questo è l’unico risultato tangibile che è stato possibile raggiungere al G20.