Sul nucleare Scajola sfida le Regioni ribelli: consulta ci dirà sì
Secondo il ministro «Il processo di rientro nel nucleare è trasparente e motivato»
ROMA - Garantire all'Italia «energia elettrica a prezzi allineati con quelli degli altri Paesi europei nel pieno rispetto dell'ambiente è un bene primario per i cittadini e per la tutela dell'unità economica del Paese» e dato che «quest'obiettivo si può raggiungere solo con una quota di energia nucleare, crediamo che il potere sostitutivo del governo sia non solo legittimo ma necessario. Speriamo che la Corte Costituzionale confermi quest'orientamento».
Così, in un'intervista a Libero, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, intervie sul ricorso che sei Regioni hanno presentato alla Consulta in materia di politica nucleare.
Secondo il ministro «il processo di rientro nel nucleare è trasparente e motivato».
IL CASO - Dopo il primo annuncio della Regione Calabria, con la scelta anti-nucleare del Presidente Agazio Loiero, su proposta dell’Assessore all’Ambiente Silvio Greco, anche le Regioni Toscana, Liguria e Piemonte hanno comunicato di aver presentato ricorso alla Corte Costituzionale.
La delega nucleare al Governo prevista dalla Legge 99/2009 mette fuori gioco le Regioni sulla localizzazione degli impianti nucleari per la produzione dell’energia elettrica, sugli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento degli impianti nucleari, in contrasto con quanto stabilito dal Titolo V della Costituzione sui poteri concorrenti delle Regioni in materia di Governo del territorio e sul rispetto del principio di leale collaborazione. In base a questa valutazione, Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia, con una lettera dell’11 settembre scorso inviata ai Governatori e a tutti gli assessori competenti, hanno chiesto l’impugnazione di fronte alla Corte Costituzionale della norma contenuta nella legge 99/2009.
Secondo le associazioni «il fatto è particolarmente grave perché si vuole così scavalcare completamente non solo le Regioni ma anche gli enti locali per localizzare impianti e aree, equiparate ad aree militarizzate, gestite da privati». Nei criteri e nei principi che improntano la delega al Governo infatti, rilevano gli ambientalisti, l’intesa con la Conferenza Unificata, a cui partecipano le Regioni e gli enti locali, è chiesta solo per la costruzione e l’esercizio degli impianti e non per la localizzazione che viene quindi avocata al solo Governo. Gli ambientalisti nella loro lettera agli amministratori regionali citano, a sostegno dell’impugnazione, almeno quattro sentenze della Corte Costituzionale (Sentenze n. 242, 285 e 383 del 2005 e n. 247 del 2006) in cui si ribadisce l’ineludibilità delle intese tra Governo e Regioni quale pieno riconoscimento della funzione amministrativa delle Regioni su materie in cui queste esercitano il loro potere legislativo concorrente.
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