29 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Lavoro. Occupazione

In Italia la «crisi» sul lavoro deve ancora arrivare

In Paesi Ocse nel 2010 57 milioni di disoccupati, al 10%

ROMA - In Italia il peggio della crisi sulla disoccupazione deve ancora arrivare, avverte l'Ocse nel suo rapporto annuale sul Lavoro, con una dinamica che sarà simile a quelle delle recessioni degli anni '70 e '80. Secondo l'ente parigino per la metà del prossimo anno i disoccupati totali nell'area saliranno a 57 milioni di persone, e rispetto al minimo toccato nel 2007 in termini si tratta di 25 milioni di senza lavoro in più. Ma sul lavoro questa crisi si fa sentire con tempi diversi tra i vari paesi: «Queste previsioni implicano che per metà 2009 la maggior parte degli aumenti di disoccupazione saranno già avvenuti in Irlanda, Giappone, Spagna e Stati Uniti, mentre in altri paesi - dice l'Ocse - tra cui Francia, Germania e Italia la maggior parte dell'aumento deve ancora arrivare».

Più in generale per gli Stati Uniti l'impatto sul lavoro è stato «il peggiore di qualunque recessione fin dal 1970 - aggiunge l'Ocse - guardando alla portata dell'aumento della disoccupazione. Invece, la portata di aumenti di disoccupazione in Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna sono previste in termini paragonabili alle recessioni avvenute negli anni '70 e '80».

Se per l'economia in generale il peggio sembra ora alle spalle, nel suo rapporto l'organizzazione parigina torna a lanciare allarmi sulla disoccupazione, su cui incombono «elevate incertezze»: l'ente parigino prevede che continui ad aumentare nel corso del 2010, raggiungendo il 10 per cento nella seconda metà dell'anno che rappresenterà un livello «prossimo ad un nuovo massimo dal dopoguerra». In termini assoluti secondo l'Ocse il totale dei disoccupati dell'area dei 30 paesi avanzati raggiungerà 57 milioni di persone.

E questo a soli tre anni dal 5,7 per cento, minimo da un quarto di secolo, cui la disoccupazione si era abbassata nel 2007. A giugno 2008 nell'area Ocse era già risalita all'8,3 per cento, che in termini assoluti significa 15 milioni di disoccupati in più.

Bisogna «evitare che la crisi del Lavoro crei una lunga ombra», titola l'editoriale del rapporto pubblicato oggi. «Come nelle precedenti gravi recessioni, le categorie più colpite sono quelle già svantaggiate sul mercato - dice l'Ocse -: giovani, immigrati con basse qualifiche, minoranze etniche e tra le varie categorie quelli occupati su lavori atipici o precari».

Se per l'economia in generale il peggio sembra ora alle spalle, con il suo rapporto annuale sul Lavoro l'Ocse torna a lanciare allarmi sulla disoccupazione, su cui incombono «elevate incertezze»: l'ente parigino prevede che continui ad aumentare nel corso del 2010, raggiungendo il 10 per cento nella seconda metà dell'anno che rappresenterà un livello «prossimo ad un nuovo massimo dal dopoguerra». In termini assoluti secondo l'Ocse il totale dei disoccupati dell'area dei 30 paesi avanzati raggiungerà 57 milioni di persone.

E questo a soli tre anni dal 5,7 per cento, minimo da un quarto di secolo, cui la disoccupazione si era abbassata nel 2007. A giugno 2008 nell'area Ocse era già risalita all'8,3 per cento, che in termini assoluti significa 15 milioni di disoccupati in più.

Bisogna «evitare che la crisi del Lavoro crei una lunga ombra», titola l'editoriale del rapporto pubblicato oggi. «Come nelle precedenti gravi recessioni, le categorie più colpite sono quelle già svantaggiate sul mercato - dice l'Ocse -: giovani, immigrati con basse qualifiche, minoranze etniche e tra le varie categorie quelli occupati su lavori atipici o precari».