20 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Lavoro. Disoccupazione

Confindustria: «In biennio 2008-2010 persi 700mila posti»

«A rischio molte imprese, mesi decisivi»

ROMA - Saranno 700mila i posti di lavoro persi nei due anni tra la fine del 2008 e la fine del 2010. È la stima del centro studi di Confindustria (Csc), secondo cui «è prematuro affermare che il ricorso alla cassa integrazione si sia stabilizzato, anche se gli attuali livelli sono superiori ai massimi degli anni Ottanta e i dati da maggio a luglio sembrano indicare il raggiungimento del picco». Tuttavia, se si ipotizza che la Cig «abbia raggiunto i massimi a metà 2009» e questo «si dimostrasse corretto, le diminuzioni di Ula (unità di lavoro a tempo pieno) dal terzo trimestre in avanti dovrebbero tradursi in almeno altrettanti posti di lavoro persi».

Al netto degli effetti statistici per le regolarizzazioni degli immigrati, il Csc stima quindi che «il numero di persone occupate cali di 700mila unità tra il quarto trimestre 2008 e il quarto trimestre 2010, contro un calo di 810mila Ula».

Secondo l'ufficio studi confindustriale i prossimi mesi saranno «decisivi» per il futuro di molte aziende italiane e si aprirà una stagione di «ristrutturazioni e aggiustamenti profondi».

Siamo entrati in una fase diversa della crisi - sottolinea il Csc - non meno delicata e densa di incognite per il futuro del sistema produttivo italiano. L'autunno e l'inverno prossimi saranno decisivi per molte imprese, incluse alcune tra le più innovative e dinamiche».

Sono a rischio - aggiunge il centro studi - anche imprese che si stavano trasformando, puntando su qualità, innovazione, internazionalizzazione. Non sarebbe una selezione benefica, che accresce l'efficienza del sistema, ma una distruzione deleteria».

Nella seconda metà del 2009, spiega viale dell'Astronomia, «il segno positivo si riaffaccia nelle variazioni del Pil, ma si tratta di incrementi che, per quanto nettamente migliori delle attese anche perchè frutto di un mix di fattori non ripetibili (rimbalzo da livelli molto depressi, effetto scorte, massicci sostegni una tantum), non chiudono il vuoto di domanda e lasciano ai massimi storici la capacità inutilizzata, aprendo così una stagione di ristrutturazioni e aggiustamenti profondi nel tessuto industriale».

Perciò la crisi non può dirsi superata - conclude il Csc - e la sfida della politica economica è di evitare nell'immediato una ricaduta recessiva e, nel lungo periodo, una perdita irrimediabile di capitale fisico e umano che riduca il già basso potenziale di crescita del Paese».