5 maggio 2024
Aggiornato 22:31
In grado di dare un contributo determinante al processo di sviluppo del Paese

Da Confagricoltura la prima rete che produce energia da biomasse

120 imprese, 600 milioni di investimento, 170 megawatt di potenza installata

ROMA - «Le imprese che si riferiscono a Confagricoltura credono nel capitolo energetico per la diversificazione dell’attività e del reddito, in un ottica di contenimento dei costi, aumento della competitività e recupero della domanda energetica, che è in grado di dare un contributo determinante al processo di sviluppo del Paese», così Federico Vecchioni, presidente dell’Organizzazione agricola al primo posto in Italia per rappresentatività dei datori di lavoro nel settore, ha garantito l’impegno di 546 mila imprese sul tema strategico delle risorse energetiche e del relativo impatto sull’ambiente.

Intervenendo alla presentazione del Rapporto Enea «energia e ambiente 2008» Vecchioni ha sottolineato la volontà di Confagricoltura di affiancare il sistema produttivo con lo sviluppo di sistemi a biomassa, biogas e fotovoltaici. Al presidente di Enea, Luigi Paganetto, che sottolineava come investire in tecnologie legate alle nuove frontiere dell’energia puo' essere la via per uscire dalla crisi economica, il numero uno di Confagricoltura ha annunciato che 120 imprese associate realizzeranno la prima rete di produzione energetica da biomasse di origine agricola, con un investimento di 600 milioni di euro e 170 megawatt di potenza installata. Una risposta operativa al «green new deal», che ha come obiettivo la correzione dei maggiori squilibri del sistema in fatto di risparmio e abbattimento della CO2.

Nuovo impulso allo sviluppo delle agroenergie - «Il completamento del quadro normativo sulla produzione di energia da biomassa, con la pubblicazione del disegno di legge 1195 recentemente approvato al Senato – ha affermato Vecchioni - darà nuovo impulso allo sviluppo delle agroenergie, che si affiancherà ai notevoli risultati già raggiunti con il fotovoltaico e l’eolico in agricoltura. Un sistema di incentivi chiaro e stabile negli anni dà infatti una visione non più utopistica che consentirà alle imprese di pianificare gli investimenti nel lungo periodo. Tenendo presente che, superato il passaggio iniziale, più le tecnologie avanzano, più il ricorso agli incentivi può essere ridimensionato».

La comunità agricola diventerà quindi un alleato ancor più prezioso all’interno di un quadro normativo che consente una riformulazione economica del rapporto col territorio. Vecchioni ha poi espresso il suo sconcerto per il fatto che 600 milioni di euro dei fondi rotativi, ossia finanziamenti di credito agevolati per le imprese che vogliono promuovere sistemi di cogenerazione ad alta efficienza, giacciano fermi, mentre le imprese di Confagricoltura sono pronte ad entrare in questa partita.

«Deve essere definitivamente modificato – ha concluso Vecchioni – l’approccio ideologico che considera l’agricoltura non compatibile con la produzione di energia, a discapito di quella alimentare. Le moderne tecnologie consentono la coesistenza di entrambe le attività, senza contare che 350.000 ettari di terreno pubblico inutilizzati possono essere restituiti alla comunità agricola. Inoltre – ha concluso il presidente di Confagricoltura – a proposito dell’emissione di CO2 va ricordato che la maggior parte dei boschi italiani è privata, un patrimonio che va preservato, così come deve essere premiato chi ne ha cura».