7 maggio 2024
Aggiornato 07:30
L'Italia ha «un buon sistema di ammortizzatori sociali»

Crisi, Brunetta: Abbiamo buoni ammortizzatori, nessuno resta fuori

«Anche grazie al sommerso, che è stato una scelta sociale implicita, che svolge una funzione soprattutto nei tempi di crisi. Il sommerso è un grande ammortizzatore sociale»

ROMA - L'Italia ha «un buon sistema di ammortizzatori sociali». E' l'opinione del ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che in un'intervista al Corriere della Sera ammette di aver consegnato ai colleghi del Governo alcuni dati, «che confermano una mia convinzione: il mercato del lavoro italiano, al di là delle sue contraddizioni, è mirabile, funzionale, efficiente, flessibile, reattivo, intelligente, e a modo suo equo. Molto 'italian', ma con più luci che ombre».

In questo senso, Brunetta non condivide l'analisi di Marco Biagi che definiva quello italiano «il peggior mercato del lavoro»: «non sono d'accordo con Marco Biagi. Ed è proprio nei momenti di difficoltà come questo che il mercato del lavoro italiano dà il meglio di sé», sottolinea il ministro assicurando che «nella realtà, nessuno è lasciato fuori».
Anche grazie al sommerso, che «è stato una scelta sociale implicita, che svolge una funzione soprattutto nei tempi di crisi. Il sommerso è un grande ammortizzatore sociale. Attenzione: non grido 'viva il sommerso'. Prendo atto della realtà».

Proposta Franceschini - Insomma, dati che giustificano un certo ottimismo e che portano a chiudere la porta alla proposta di Franceschini di un assegno per chi perde il lavoro: «Roba da apprendisti stregoni. Da riformatori immaginari. Un po' ignorantelli, un po' radical chic, che non riescono a capire il funzionamento del mercato del lavoro e i valori sottesi. Gli ammortizzatori sociali funzionano proprio in quanto segmentati e diversificati. Sarà una balcanizzazione; ma funziona. Questo non piace alla sinistra astratta e ideologica, che vorrebbe un assegno uguale per tutti. Benissimo. Facciamo un test. A quale livello fissiamo l'importo dell'assegno? Alto, medio, minimo?».

Se questa soluzione è impraticaile, tuttavia, per Brunetta non vuol dire che tutto va bene così: «Servono interventi per rispondere alla crisi: infatti ci sono 8 miliardi per la cassa integrazione in deroga. Il sistema ha bisogno di manutenzione; non di stravolgimenti. Si tratta di mantenere il giusto equilibrio: non abbandonare chi perde il lavoro a se stesso; ma neppure dare troppe garanzie. Ammortizzatori sociali, non bancomat».

Infine, il dibattito sulla riforma delle pensioni, che per Brunetta va rinviato: «Affrontare il tema ora significa creare uno stress inopportuno per il sistema e la coesione sociale. Resta un fatto: il vero problema è il welfare pensionistico. E resta valido l'obiettivo di superare le pensioni di anzianità e passare al contributivo per tutti, senza però creare oggi questo stress». Ma «diverso» è il discorso sull'innalzamento delle pensioni femminili a 65 anni: «Su donne e pubblica amministrazione siamo stati condannati in Europa. Credo che la soluzione sarà l'innalzamento perequativo decennale, senza particolari stress. E ciò che sarà risparmiato andrà investito nel mercato del lavoro femminile. Perché l'altra grave anomalia italiana, accanto alle pensioni, è la discriminazione delle donne».