28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Per il presidente Politi il dato positivo del 2008 non deve trarre in inganno

PIL: l’agricoltura è l’unico settore che cresce

Ma le imprese restano in grande affanno. Sempre più asfissianti costi, oneri sociali e burocrazia

«L’agricoltura è l’unico settore produttivo che segna una crescita. Il valore aggiunto, secondo le prime stime, dovrebbe aumentare nel 2008 dell’1,2 per cento. Un incremento che, tuttavia, non deve trarre in inganno. Il dato positivo dell’anno passato fa, infatti, seguito ad un triennio (2005-2007)di continue e preoccupanti flessioni che sono state affatto recuperate.

Costi di produzione - Non solo. Lo scenario del mondo agricolo italiano resta difficile, con imprese in grande affanno, sempre più strette da pesanti costi produttivi e da gravosi oneri contributivi e burocratici. Mentre i prezzi praticati sui campi sono in caduta libera (meno 7 per cento). Per questo sollecitiamo misure straordinarie in grado di dare concreti sostegni agli imprenditori che vedono ridurre redditi e competitività». E’ quanto sottolinea il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi a commento dei dati preliminari dell’Istat sul Prodotto interno lordo (Pil).

Necessari interventi mirati - «Il segno positivo registrato nello scorso anno non sgombra il campo dai tantissimi problemi che oggi -aggiunge Politi- condizionano l’agricoltura italiana. La situazione difficile delle imprese resta tale. Il dato del 2008 non rischiara per nulla il cupo scenario che incombe sul settore. Per questo motivo rinnoviamo le nostre critiche al governo che non ha compreso la gravità delle questioni e, attraverso la ripresa della mobilitazione sull’intero territorio nazionale, solleciteremo il varo entro tempi rapidi di interventi mirati per contrastare l’attuale emergenza».

Le proposte della CIA - Il presidente della Cia ricorda le proposte prioritarie presentate sia all’esecutivo che alle forze parlamentari e alle Regioni e agli enti locali: la proroga di tre anni (ora ferma al 31 marzo prossimo) degli sgravi contributivi; correzioni al decreto legge sulle quote latte, attualmente inaccettabile; riduzione, anche con interventi di carattere fiscale, dei pesanti costi produttivi (solo i concimi sono rincarati di oltre il 60 per cento); alleggerimento degli oneri burocratici; finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali.

A rischio 250mila aziende - «Negli ultimi dieci anni -avverte Politi- circa 500 mila imprese agricole, in particolare quelle che operavano in zone di montagne e svantaggiate, hanno chiuso i battenti. Solo nel 2008 più di 20 mila sono andate fuori mercato. Il rischio è che, se non si adottano precisi provvedimenti, nei prossimi tre-quattro anni, altre 250 mila aziende rischiano di cessare l’attività».