27 agosto 2025
Aggiornato 23:30
Ammortizzatori sociali

Per la CGIL l'accordo segna marcia indietro governo

È quanto rileva il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, dopo l’accordo raggiunto ieri Regioni e Governo sugli ammortizzatori sociali

Roma - «Un primo risultato positivo, frutto dell’iniziativa positiva delle Regioni e della mobilitazione che ha portato avanti la Cgil, e che segna una marcia indietro del Governo». È quanto rileva il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, dopo l’accordo raggiunto ieri Regioni e Governo sugli ammortizzatori sociali che «mette finalmente un primo punto fermo alla necessità di tutelare con risorse adeguate la crisi occupazionale», aggiunge.

Risposta alla gravità della crisi - L’accordo, spiega il dirigente sindacale, «chiarisce giustamente che non si tratta della riforma degli ammortizzatori sociali, che peraltro il ministro del Lavoro continua a dichiarare di non voler fare, né di una devoluzione di funzioni, ma di una risposta alla gravità della crisi in atto. Una crisi talmente eccezionale che già si prevede, qualora le esigenze superino gli stanziamenti di 8 miliardi previsti, un ulteriore finanziamento da parte del Governo».

Sulla trattativa conclusa ieri, Fammoni osserva: «Era ora che si arrivasse ad un accordo. La conclusione rispecchia la positiva volontà espressa dalle Regioni da molte settimane e poteva essere firmata da tempo. E’ dunque evidente la marcia indietro del Governo. Ma il ritardo accumulato, per colpa delle non scelte dell’esecutivo, non può comportare problemi per i lavoratori».

Ripartizione risorse Legge 2/09 - Inoltre, in attesa del pronunciamento dell’Europa per il dirigente della Cgil «il governo deve applicare immediatamente, al massimo lunedì, quanto previsto al punto 13 dell’accordo attraverso un decreto di ripartizione di tutte le risorse previste nella Legge 2/09. Poteva e doveva già averlo fatto e deve essere chiaro che di ogni eventuale problema per i lavoratori dovrà rispondere il Governo».

Con l’accordo di ieri, prosegue Fammoni, «si ottiene un primo risultato positivo che corregge le quantità assolutamente inadeguate finora stanziate, frutto dell’iniziativa positiva delle Regioni e della mobilitazione che ha portato avanti la Cgil. Ora la nostra iniziativa - conclude - prosegue per concordare le modalità concrete di erogazione; salvaguardare pienamente la regolare erogazione del sostengo al lavoratore e per cambiare le norme sbagliate e non costituzionali della Legge 2/09 relative alla sospensione».