Manovra anticrisi: tutti gli interventi e il loro perchè
Un’altra tessera del mosaico di interventi che il governo Berlusconi sta mettendo in atto per tamponare, attutire, rallentare, gli effetti della crisi mondiale sull’economia reale del nostro Paese
Le nuove misure anticrisi sono un’altra tessera del mosaico di interventi che il governo Berlusconi sta mettendo in atto per tamponare, attutire, rallentare, gli effetti della crisi mondiale sull’economia reale del nostro Paese.
A ben guardare, tutte le principali misure varate dal governo possono considerarsi «anticrisi», perchè il governo italiano prima di altri aveva «visto» la crisi economica (e l’aveva annunciata anche in campagna elettorale), e dunque si è mosso per primo per attutire l’impatto della stessa. Ad una crisi globale - come ricorda spesso Giulio Tremonti - si risponde con soluzioni globali.
Quelle introdotte dal governo italiano, oltre ad essere inquadrate in un quadro condiviso con gli altri partner G-8, puntano anche a sostenere quanto più possibile il mercato interno. Il decreto sui rifiuti in Campania aveva un duplice obbiettivo: ripulire la Regione dalla spazzatura, migliorare l’immagine di una delle regioni (insieme a tutto il Mezzogiorno) ad alta vocazione turistica, volano dell’economia dell’area. Se alla crisi incombente si fosse anche aggiunta una crisi turistica legata alla spazzatura, l’impatto sull’economia del Sud sarebbe stato amplificato. Oggi, invece, anche la stampa internazionale ricorda come il Mezzogiorno, libero dai rifiuti, è tornato ad essere un catalizzatore di attrazioni turistiche.
Finanziaria. La manovra triennale di luglio e la successiva legge finanziaria vera e propria, hanno messo «in sicurezza» i conti pubblici. Così il governo non solo ha evitato l’«assalto alla diligenza», tradizionale ad ogni sessione di bilancio (causa prima dell’aumento del debito pubblico), ma ha inserito nel bilancio dello Stato le risorse necessarie per fronteggiare la crisi, imprimendo alla finanza pubblica quel principio di «elasticità» del bilancio, che oggi consente di spostare risorse da una posta all’altra, in funzione delle difficoltà contingenti.
Scuola. La riforma della scuola e dell’università consentirà all’Italia di avere - a crisi finita - una generazione pronta a competere con quella che si sta formando negli altri paesi europei. La riduzione degli sprechi, la scelta di privilegiare la qualità dell’insegnamento, la reintroduzione del merito, consentiranno al sistema scolastico di ogni grado di eliminare ciò che nulla aveva a che vedere con l’efficienza e la preparazione.
Pubblica amministrazione. Una delle riforme che, come quelle della scuola, consentiranno all’Italia di affrontare in modo più «strutturato» la competizione internazionale a crisi esaurita, è quella della pubblica amministrazione. L’obbiettivo della riforma è quella di ridurre le spese e migliorare l’efficienza dell’apparato pubblico, proprio per metterlo maggiormente al servizio dei cittadini e delle imprese.
Banche. Proprio per la consapevolezza della portata della crisi economica, il governo è stato fra i primi a garantire che «nessuna banca fallirà e nessun risparmiatore perderà i propri risparmi». In questo quadro si inserisce il decreto che introduce meccanismi di ricapitalizzazione degli istituti bancari che si dovessero trovare in difficoltà. Finora nessuna banca italiana ha fatto ricorso a simili strumenti, a dimostrazione che il sistema italiano del credito è in condizioni migliori rispetto a quello di altri paesi. Le banche italiane, prudenti per tradizione, hanno contenuto i propri investimenti nei prodotti di ingegneria finanziaria.
Imprese. Per sostenere le aziende il governo ha deciso di intervenire su due fronti. Con il decreto anti-crisi si è assicurato che non venisse loro meno il flusso di finanziamenti bancari e ha istituito presso le Prefetture uffici chiamati a verificare che le aziende non subiscano un rallentamento del flusso di credito. Poi, sempre d’intesa a livello europeo, sta mettendo in atto quelle misure che - sostenendo i consumi - dovrebbero favorire una ripresa dell’attività. In questo quadro si inseriscono le misure di sostegno che riguardano sia l’intero comparto auto, sia le piccole e medie imprese dell’indotto e dei beni durevoli.
Famiglie. In questi primi mesi di governo costantemente sono state realizzate misure dirette al sostegno delle famiglie: abolizione dell’ICI, defiscalizzazione straordinari e premi di produzione, social card, bonus famiglia, piano casa, rinegoziazione dei mutui, protezione dei mutui a tasso variabile, conferma degli incentivi per le ristrutturazioni delle case e degli ecoincentivi.
Lavoro. Strettamente legati alle famiglie, gli interventi orientati ad estendere la sicurezza sociale per chi subisce i ridimensionamenti aziendali, legati alla crisi. Con la legge finanziaria il governo ha raddoppiato i fondi per la cassa integrazione. Con il decreto ha creato un «fondo ammortizzatori sociali». Ed una volta completato il negoziato con gli enti locali, in questo fondo confluiranno 8 miliardi di euro, necessari per dare copertura sociale anche ai lavoratori oggi non garantiti dagli ammortizzatori, come quelli «atipici».
Per tamponare gli effetti della crisi il governo ha sbloccato 40 miliardi di euro, che potrebbero diventare 80 miliardi con gli interventi europei. Escludendo questi, il governo ha mobilitato risorse pari a 2,5 punti di ricchezza nazionale, contro il punto di pil chiesto dall’opposizione. In altre parole, il governo ha più che raddoppiato le risorse chieste dalla minoranza e in modo compatibile con il bilancio pubblico.
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