3 maggio 2024
Aggiornato 05:30

Obbligazioni islandesi e Patti Chiari

Bobba: «Cosa intende fare il Governo nei confronti dei circa 100.000 risparmiatori italiani?»

«Cosa intende fare il Governo nei confronti dei 100.000 risparmiatori italiani che hanno acquistato titoli di banche islandesi?»: l’On. Luigi BOBBA, Vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Economia e delle Finanze e relativa ai circa 100.000 italiani che hanno investito i propri risparmi in tali obbligazioni in euro, emesse da banche islandesi travolte dal recente crack, ed inserite nella lista dell’associazione bancaria italiana, ABI, ‘PattiChiari’, come obbligazioni a basso rischio e rendimento, in modo particolare quelle emesse dalla banca Glitnir Banki Hf (ufficialmente in stato di default, dopo il mancato rimborso di un bond da 750 milioni di dollari).

«Questo tipo di obbligazioni, che assicurano il mantenimento del capitale per lo meno iniziale - spiega Luigi BOBBA - rientravano, infatti, al momento dell’acquisto, in rating A, inserite nella lista ‘PattiChiari’ formulata dalle banche, quindi erano proposte come investimenti sicuri a basso rischio e le polizze avevano il sottostante occulto, quasi sempre non dichiarato all’investitore. Di solito questo tipo di investimenti riguarda maggiormente famiglie e piccoli risparmiatori che le stipulano per far fronte ad eventuali imprevisti, quali problemi di salute, di menage quotidiano, di lavoro, o per permettere ai propri figli di continuare il percorso di studi. Inoltre, l’Islanda, a giudizio delle principali agenzie di rating internazionali era ritenuto un Paese a rischio di borsa quasi minimo».

«Contrariamente ai principi teorici alla base dell’iniziativa, propri di ‘PattiChiari’ – aggiunge ancora Luigi BOBBA- né le importanti oscillazioni di prezzo, né le variazioni di rating, sino alle condizioni di default, sono state comunicate dalle Banche, la comunicazione dell’uscita dell’obbligazione dalla lista è stata, infatti, recapitata circa 10 giorni più tardi, ovvero a titolo già uscito dalle contrattazioni. E’ inaccettabile che si tutelino e si salvino con soldi pubblici le banche responsabili di aver venduto obbligazioni a rischio certificandole come sicure, mentre si lasciano al loro destino i risparmiatori e le loro famiglie».