5 maggio 2024
Aggiornato 22:31
Regole più semplici ed efficaci, maggiore sicurezza, nuove norme per l’immigrazione e minori costi per le imprese

Tavola rotonda, svoltasi nell’ambito del convegno su “Quali azioni per il lavoro”

Il presidente della Cia Giuseppe Politi evidenzia le iniziative da sviluppare per rispondere alle esigenze sia dei lavoratori che delle aziende

«Il sistema di regole che oggi sovrintende al mercato del lavoro in Italia non soddisfa né le imprese né i lavoratori. Servono, quindi, nuove regole che siano ispirate ai principi della semplificazione, dell’efficienza, della sostenibilità e della trasparenza». Lo ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi nella tavola rotonda tenutasi a Roma nell’ambito del convegno, promosso sempre dalla Cia, sul tema «Quali azioni per il lavoro».
Tavola rotonda che ha visto un ampio e costruttivo confronto fra le Organizzazioni professionali agricole (Cia, Confagricoltura, Coldiretti) e sindacati (Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil).

«L’attuale mercato del lavoro -ha aggiunto Politi- ha bisogno di una decisa svolta. Per quanto concerne il settore agricolo, occorre rendere strutturali gli interventi agevolativi sulla contribuzione previdenziale, rivedere la normativa in materia d’immigrazione, superando il sistema delle quote, semplificare gli oneri e gli adempimenti richiesti, a partire dalla denuncia aziendale telematica e dal registro d’impresa, verificare l’esperienza dei ‘voucher’ per l’estensione del loro impiego, promuovere attività di formazione e sostenere il rinnovo del parco macchine finalizzato alla loro messa in sicurezza».

Insomma, per il presidente della Cia, «c’è bisogno, per il nuovo mercato del lavoro, di regole semplici, sostanziali più che formali, condivise e rispettate, in modo da contribuire a rafforzare i rapporti di fiducia e a migliorare il clima di collaborazione nei luoghi di lavoro».
«D’altra parte, è indispensabile -ha rilevato ancora Politi- che un’economia competitiva sia fondata sulla conoscenza, pertanto deve poter contare su lavoratori il cui potere contrattuale faccia leva su qualità professionale e capacità di adattamento. Ed è proprio questa la vera stabilità del lavoro, basata su un sistema di convenienze reciproche e non su formalistiche imposizioni di legge, che poi vengono superate nei processi regolatori reali».

«Occorre -ha sottolineato il presidente della Cia- semplificare le norme e le procedure relative all'ingresso ed all'assunzione dei lavoratori extracomunitari. Un tasto, questo, dolente per il settore agricolo, sia in termini di quote, sia soprattutto in termini di ritardi nelle autorizzazioni concesse e di inefficienze in generale del sistema dovute al processo (intasamento degli sportelli unici a causa del numero rilevanti di permessi di soggiorno da autorizzare e da rinnovare), ma anche per la rigidità normativa che occorrerebbe rivedere».
Per quanto concerne, invece, la sicurezza sul lavoro, «il nuovo testo unico -ha evidenziato Politi- estende il campo di applicazione a tutti i soggetti finora esclusi e questo è positivo, ma non attua le necessarie semplificazioni per il lavoro stagionale, quali gli obblighi di sorveglianza sanitaria, la valutazione del rischio e la formazione dei lavoratori, particolarmente complicati per gli stagionali e per le piccole e medie imprese. Vengono introdotti adempimenti di natura formale del tutto inutili ai fini prevenzionali e il regime sanzionatorio diventa durissimo e non distingue tra violazioni formali e violazioni sostanziali ai fini della protezione dei lavoratori. Né vengono stanziate risorse adeguate per la prevenzione e ciò è preoccupante poiché il settore è fortemente esposto ai rischi sul lavoro».

Parlando delle proposte del nuovo Avviso Comune, che si sta discutendo, con esso «intendiamo proporre -ha detto il presidente della Cia- di sottoporre al ministro del Lavoro alcune questioni agricole più attuali e ritenute prioritarie, quali gli scenari della contribuzione agricola, con la scadenza dei benefici della legge 81 e le misure relative agli ammortizzatori sociali sia per i lavoratori che per le aziende che, nel contesto dell’attuale crisi economica ed occupazionale, diventano sempre più urgenti».
Ulteriori temi sui quali occorre sviluppare un attento confronto, secondo Politi, sono la razionalizzazione degli strumenti bilaterali e la richiesta al governo di adeguata incentivazione alla bilateralità, nonché la messa a punto di misure adeguate volte alla semplificazione amministrativa.

«Alla luce della revisione dei modelli contrattuali che tutti i settori stanno portando avanti, la Cia -ha rimarcato il presidente- vuole mantenere l’impianto e la valenza della contrattazione agricola che si è dimostrata innovativa, perché fortemente decentrata ormai da molti anni rispetto agli altri comparti. Così come va mantenuto il valore del contratto nazionale come garanzia dei trattamenti (economici e normativi minimi) omogenei per tutti i settori. Va incentivata la produttività attraverso adeguata decontribuzione e deve essere valorizzato il secondo livello che per la Cia è quello territoriale, essendo impresa e territorio fattori strettamente connessi l’uno all’altro. La revisione dei modelli contrattuali dovrà portare anche allo sviluppo, sempre in sedi territoriali, della bilateralità, strumento su cui la Cia ha sempre puntato, e al quale il governo deve dare gli adeguati sostegni, poiché si tratta di sussidiarietà vera e propria su temi molto delicati, quali sicurezza, formazione, salute e previdenza, oltre che mercato del lavoro».

Nel ribadire che sulla riforma del sistema contrattuale la Cia vuole avviare un confronto con gli altri soggetti del mondo agricolo e realizzare intese piene e che non escludano alcun soggetto. Politi ha concluso affermando che «con l’iniziativa, convegno e tavola rotonda, la Confederazione si è proposta l’esigenza di dare evidenza alle attese delle imprese, chiamate a vincere la sfida della crescita e della produttività, di individuare gli spazi di intervento della rappresentanza e della bilateralità e di esaminare le linee che caratterizzano l’azione del governo in materia di lavoro».