2 maggio 2024
Aggiornato 14:30
Bruni: «Smantellamento delle norme di commercializzazione»

«La Commissione procede contro gli interessi del settore ortofrutticolo europeo»

Così Paolo Bruni, presidente Fedagri-Confcooperative ha commentato la decisione da parte della Commissione Europea di abrogare gli standard di commercializzazione per i prodotti ortofrutticoli

«L’abrogazione decisa dalla Commissione Europea delle norme di commercializzazione per i prodotti ortofrutticoli comporterà un inevitabile effetto di trascinamento verso il basso dei prezzi dei prodotti, a danno dei produttori che fanno qualità. Si tratta inoltre di una vera e propria beffa per i consumatori che si troveranno a spendere la stessa cifra per prodotti di maturità e qualità inferiori, senza avere più elementi e parametri per decidere il loro acquisto in rapporto qualità-prezzo. I consumatori continueranno a pagare ad esempio 2 euro per 1 chilo di ortofrutta, acquistando però un giorno un prodotto buono ed il giorno seguente un prodotto di cattiva qualità, un prezzo quindi non legato certo alla qualità che quel prodotto rappresenta, bensì fortemente condizionato da speculazioni e da un prevedibile incremento di potere delle catene distributive».

Così Paolo Bruni, presidente Fedagri-Confcooperative ha commentato la decisione da parte della Commissione Europea di abrogare gli standard di commercializzazione per i prodotti ortofrutticoli.

«Come organizzazioni cooperative italiane, siamo doppiamente dispiaciuti di questo epilogo in quanto nel corso dell’anno avevamo già manifestato alla Commissaria Fischer Boel - attraverso posizioni congiunte sottoscritte con le organizzazioni cooperative di Francia, Spagna e Grecia - tutta la nostra contrarietà a questa deregulation, sia nella fase iniziale di pubblicazione della proposta, sia dopo il Comitato di gestione del 23 luglio scorso, durante il quale non si era registrata tra gli Stati Membri una maggioranza sufficiente, motivo per cui avevamo chiesto alla Commissione maggiore ragionevolezza e di non abusare del suo voto di qualità per giungere all’approvazione formale del regolamento.

Oggi apprendiamo che a Bruxelles la Commissione UE, nonostante il parere contrario nel Comitato di gestione di ben 16 Paesi e favorevole di soli 9, che coincidono sostanzialmente con i Paesi del Nord-Europa, ha deciso comunque di procedere nel senso della deregulation, allontanandosi così dagli interessi della filiera europea ed in particolare dei principali paesi produttori.»