19 aprile 2024
Aggiornato 01:00
E' emergenza turismo

Crollo turismo: -10% viaggi in Italia, -10% camere albergo

Federturismo, Winteler chiede l'intervento di Berlusconi.

ROMA - E’ emergenza turismo: al termine di una stagione estiva che ha registrato la crisi del settore - con un crollo del 10% dei viaggi in Italia e il 10% in meno di camere d’albergo occupate in agosto, anche in città d’arte come Roma, Firenze e Venezia - Daniel John Winteler, presidente di Federturismo Confindustria scrive al Presidente del Consiglio per chiedere al Governo attenzione concreta all’industria turistica e sollecitare un incontro sulle esigenze e sulle proposte del mondo imprenditoriale.

Nel 2007 l’industria turistica ha fatturato 150mld di euro, pari al 10,5% del Pil nazionale. Quest’anno la crisi economica ha indotto le famiglie a tagliare la spesa media per una settimana di ferie a 900 euro e ad accorciare la durata media della vacanza a 10 giorni. Le difficoltà hanno fatto emergere la debolezza strutturale di un sistema che non sa valorizzare le enormi risorse di cui il paese dispone. Siamo scivolati al 28° posto nella graduatoria del World Economic Forum per la competitività nel turismo: Spagna, Grecia, Francia sono sempre più aggressivi. I cinque maggiori musei italiani fatturano il 12,7% del British Museum, il 6% del Metropolitan Museum e il 13% del Louvre. Il ritorno «commerciale» dei siti culturali degli Usa è pari a circa 16 volte quello italiano. Il ritorno «commerciale» degli asset culturali di Francia e Regno Unito è tra 4 e 7 volte il nostro.

«Federturismo Confindustria, unica associazione a rappresentare la totalità dei settori e dei leading player dell'industria turistica italiana» scrive Winteler nella lettera «lamenta che, al di là delle dichiarazioni di intenti, le politiche turistiche continuano a disattendere le aspettative del nostro comparto». Winteler cita in proposito diversi esempi: la legge Finanziaria lascia invariato lo svantaggio fiscale del turismo; il ddl sul federalismo fiscale prospetta l'istituzione della tassa di scopo sul turismo come ulteriore balzello su un settore già penalizzato; il decreto sulla classificazione alberghiera costituirebbe un’utile operazione di trasparenza, ma, così com’è impostato, trascura l'apporto fondamentale delle imprese e i riferimenti ai sistemi internazionali. «Le politiche devono avere come obiettivo la competitività delle imprese. Anche la questione Alitalia» prosegue la lettera «dimostra quanto sia negativo il prevalere della politica sulle logiche aziendali. La sua soluzione, per quanto benvenuta, rischia di non portare alcun beneficio per il turismo se non sarà integrata in un progetto di sviluppo dell’intero settore».

Secondo Winteler il problema non è la costituzione o meno del Ministero del turismo. «La vera urgenza è definire un potere di coordinamento delle politiche, ovunque allocato». Al fondo rimane il tema urgente «di un assetto costituzionale delle competenze sul turismo che va rivisto per ridare al Governo un vero potere di coordinamento. Su questo, Federturismo Confindustria intende promuovere una forte sensibilizzazione del Parlamento». E il problema non è la quantità di risorse complessivamente destinate al turismo: «Le regioni spendono annualmente in media più di 300mln di euro per la promozione turistica, l’Enit, negli ultimi tre anni, ne ha spesi circa 24mln l’anno. Il vero nodo è utilizzarle in maniera efficace», obiettivo difficile da raggiungere finché si sovrapporranno le azioni di migliaia di assessori al turismo. È necessario che l’Enit diventi un'efficace agenzia di promozione, con un’impostazione snella e manageriale che dia adeguata attenzione a tutte le rappresentanze delle imprese.

La lettera del presidente Federturismo si chiude con la richiesta di dare vera funzionalità e trasparenza a un tavolo di consultazione tra imprese e autorità di governo: «L'industria turistica rappresenta un potenziale formidabile per la ripresa dell’economia e dell’occupazione qualificata nel nostro paese. È un settore produttivo forte e come tale deve essere visto nelle politiche per lo sviluppo» conclude Winteler: «sarebbe imperdonabile se venisse irrimediabilmente trascurato».