Fammoni: «Su norma antiprecari appello a incostituzionalità nei contenziosi»
«Violazione palese articolo 3 Costituzione»
«Oggi, anche sulla base delle considerazioni sulla incostituzionalità presentate da autorevoli costituzionalisti interpellati, ribadiamo che faremo valere questi temi nei contenziosi in atto». È quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, ricordando quanto sostenuto dal sindacato in merito alla cosiddetta norma ‘antiprecari’. «Avevamo affermato - aggiunge - che, di fronte ad un atto palesemente incostituzionale come la norma contenuta nella legge 133/2008 con la quale si «depenalizzano» per i soli giudizi in corso le violazioni alle norme che regolano le assunzioni a tempo determinato, avremmo fatto valere in tutte le sedi la richiesta di pronunciamento della Corte Costituzionale».
«La norma - ricorda Fammoni -, elimina la sanzione alla trasformazione del posto di lavoro a tempo indeterminato in caso di vittoria della causa; per i giudizi in corso alla data di approvazione della legge. Come dire: il reato rimane reato, ma per i giudizi in corso, chi lo commette, è punibile solo con una piccola multa».
«E’ palese la violazione dell’articolo 3 della Costituzione - spiega il dirigente sindacale della Cgil -, attraverso la evidente disparità di trattamento tra lavoratori che, pur trovandosi nelle stesse condizioni lavorative, hanno soluzioni diverse e discriminatorie per il solo fatto di avere rivendicato il rispetto dei loro diritti, o per il fatto che il datore di lavoro ha deciso di rivolgersi alla magistratura. Addirittura, poiché i giudizi in corso sono quelli in appello o in cassazione, lavoratori che hanno avuto in primo grado giustizia e quindi la trasformazione del rapporto di lavoro rischiano il licenziamento, ripagato da un misero indennizzo. In sostanza - conclude Fammoni - il lavoratore che l’ha fatto o quello che l’ha subito oggi paga questo suo diritto».
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