Corgnati: E la Mercedes evita un'altra penalità
Dopo la presunta partenza anticipata di Valtteri Bottas, anche l'ostruzione di Lewis Hamilton a Romain Grosjean in qualifica a Silverstone non viene punita dai commissari. La Federazione sta forse risarcendo le Frecce d'argento per non aver applicato la linea dura dopo la ruotata di Baku?
SILVERSTONE – È il secondo weekend di fila che la Mercedes evita una penalità pesante. E vabbè, in Austria non abbiamo voluto protestare troppo per quella presunta partenza anticipata di Valtteri Bottas: lì c'erano i cronometri, le fotocellule e poca discrezionalità umana. Ci siamo fidati dei dati della Federazione, insomma, anche se, come sostiene Sebastian Vettel, forse i regolamenti sullo scatto andrebbero un po' rivisti. Ma quello che è successo ieri con Lewis Hamilton nelle qualifiche del Gran Premio di Gran Bretagna lascia molto più margine all'interpretazione e, francamente, non capiamo perché non sia stato penalizzato per aver bloccato Romain Grosjean che sopraggiungeva alle sue spalle durante il suo giro veloce. Lui sostiene: «Non me ne sono accorto, il team non mi ha avvertito». Ma questi non sono alibi, perché le regole parlano chiaro: quando si ostruisce un avversario che arriva in velocità, anche non facendolo apposta, si va incontro a una punizione. Non ha commesso una scorrettezza, ma un comportamento contrario ai regolamenti, questo sì. Quindi bastava anche una penalità simbolica, tre posizioni in griglia di partenza: invece l'ha fatta completamente franca.
Con il bilancino
Non vogliamo dire che la Fia stia favorendo la Mercedes: l'impressione, semmai, è quella che voglia in qualche modo risarcirla per non aver usato la linea dura, il pugno di ferro con Sebastian Vettel per la ruotata di Baku. Sappiamo tutti com'è andata a finire: c'è stata l'inchiesta, poi Jean Todt ha deciso che bastava lo stop&go e una promessa di fare qualche corso di guida sicura, ma la Mercedes non l'ha presa bene. Allora adesso la Federazione cerca forse di fare un po' come gli arbitri nel calcio quando fischiano un rigore dubbio ad una squadra e quindi, successivamente, lasciano correre qualche fallo alla squadra avversaria, come per riequilibrare. Ma non funziona così: due ingiustizie non fanno una giustizia.
Se ne lavano le mani
La volontà della Federazione, lo hanno ammesso quasi esplicitamente, è quella di non voler falsare la corsa al Mondiale con le penalità. E questo è positivo: anche noi vogliamo un titolo deciso in pista con i sorpassi e le prestazioni e non nelle aule dei tribunali sportivi. Ma i giudici servono proprio a questo: a decidere quando un fatto rispetta i regolamenti e quando no, altrimenti è inutile scrivere delle regole. Devono prendersi la responsabilità di decidere anche quando si interviene su una lotta così accesa ed equilibrata per il campionato del mondo e poi, soprattutto, avere il coraggio e la faccia di difendere il criterio che hanno usato. Altrimenti è troppo facile svicolare sempre, evitare i momenti delicati e cavarsela con un'alzata di spalle. Un campionato si può falsare non soltanto con le penalità eccessive, ma anche non punendo dei fatti che in altre occasioni sarebbero stati sanzionati.
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