19 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Momento magico per Desmodovi

Dovizioso come Stoner: è il suo anno? «Se miglioriamo la Ducati...»

Andrea segue la regola del sette: ha rivinto dopo sette anni, poi dopo sette mesi, ora dopo sette giorni. Sette sono anche le stagioni trascorse dall'ultima volta che la Rossa si aggiudicò due GP di seguito: erano i tempi del Canguro. «Il potenziale c'è, ma dobbiamo lavorare sulla moto»

Andrea Dovizioso spruzza lo champagne sul podio del Gran Premio di Catalogna
Andrea Dovizioso spruzza lo champagne sul podio del Gran Premio di Catalogna Foto: Michelin

BARCELLONA – Sulla carena della sua Desmosedici porta stampigliate le cifre 04, eppure il numero magico di Andrea Dovizioso sembra proprio essere il 7. Sette sono i lunghi anni che Desmodovi ha dovuto aspettare tra il suo primo successo (Donington 2009, quando ancora correva con la Honda) e il secondo (l'anno passato in Malesia). Sette sono i mesi trascorsi tra il secondo e il terzo (il magico trionfo in casa al Mugello). Stavolta, invece, per ripetersi gli sono bastati sette giorni. Nella settima gara della stagione. «Domenica scorsa è stata speciale – racconta il forlivese – Eppure non mi aspettavo di confermarmi qui, perché nei test e anche nelle prove libere avevo un pessimo feeling. Ma mi sono reso conto delle condizioni della pista e dell'elevato consumo delle gomme, quindi, invece di concentrarmi sulla velocità, ho preferito lavorare sulla gestione degli pneumatici con il caldo. Ed è stata la scelta giusta. Anche Pedrosa ha guidato bene e ha amministrato il posteriore, come me, ma io avevo una migliore accelerazione e una frenata meno secca, quindi mi sono trovato meglio con l'anteriore. Sono andato in testa un po' troppo presto per paura che arrivasse qualcuno da dietro, credevo di poter andare più forte ma la gomma dietro ormai era finita: per fortuna anche gli altri erano nella stessa situazione. A quel punto la potenza del nostro motore ha fatto la differenza: loro non potevano spingere e li ho mandati in crisi. È strano vincere senza aver spinto al 100%, non mi era mai successo».

Storica doppietta
Nella tana del lupo spagnolo, nel Gran Premio di Catalogna, è stato proprio lui, italiano, a rovinare la festa agli idoli di casa, negando loro quel triplete che a noi era riuscito in Toscana. Eppure, i tifosi lo hanno comunque portato in trionfo, dimostrando che quel carattere schivo, razionale, timido, così diverso da altri personaggi guasconi ed esplosivi, ma comunque dolce e genuino, raccoglie consensi anche al di fuori dell'Italia. «Dalla metà dell'anno scorso ho capito qualcosa di più sulla vita – spiega – Ho incontrato persone che mi hanno fatto maturare, e questo ha migliorato anche i miei risultati nello sport. Siamo sempre tutti così al limite che bastano i dettagli a fare la differenza. Ma questo conferma anche quanto bene io abbia lavorato in questi quattro anni e che in passato non si poteva proprio fare di più. A un certo punto ho temuto che non sarei più stato in Ducati quest'anno: sarebbe stata una delusione personale, come interrompere un lavoro a metà». E invece è entrato nella storia della Ducati, diventando il primo pilota dopo Casey Stoner a vincere due GP consecutivi con la Rossa. Quanti anni sono passati? Sette. «Iniziano ad essere un po' troppi record per me... – sorride Andrea – Ma nei discorsi da bar si è sempre detto che solo Stoner riusciva a vincere con questa moto. Invece non è così».

Profumo di Mondiale
Ma c'è anche un altro sette, in questo momento d'oro di Andrea Dovizioso. Sono i punti che, ora, lo separano dalla testa del Mondiale, dove rimane un Maverick Vinales che, con un altro weekend nero, ha gettato al vento quasi tutto il vantaggio che si era costruito. «Chi fa pronostici è un imbecille – torna improvvisamente serio – Quest'anno ogni gara fa storia a sé. Il Mugello è sempre stata una pista buona per noi, questo è stato un weekend strano che abbiamo gestito con la strategia perfetta. Se siamo secondi è perché io porto a casa sempre punti, sono un pilota da campionato. Ma non dobbiamo dimenticarci che i nostri limiti restano sempre gli stessi: ci manca velocità, su questo dobbiamo concentrarci. Alla corsa al titolo, per ora, non voglio dire né sì né no. Non mi lascio trasportare dall'entusiasmo, rimango realista». Il caro vecchio Dovi. Vincitore dopo sette anni, sette mesi, sette giorni. Vorrebbe correre di nuovo tra sette ore? «No – ritrova il sorriso lui – Ora meglio rilassarsi. E fare festa stasera».