28 agosto 2025
Aggiornato 01:00
Cessione Milan

Berlusconi, Galliani, i cinesi: chi pensa al bene del Milan?

All’indomani dell’indiscrezione su una possibile offerta di SES per il mercato di gennaio, non confermata da Fininvest, un’amara riflessione coinvolge l’intero popolo rossonero: in questa vicenda ognuno pensa ai propri affari ma nessuno si preoccupa del bene del Milan.

MILANO - Infuria la polemica - montata con maestria manageriale da quei due vecchi volponi di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani - sul ritardo della partenza rossonera per Doha e sui supposti vantaggi bianconeri a livello climatico e arbitrale. Malgrado il gran polverone alzato con l'unico intento di confondere le acque, resta sempre in piedi l’interrogativo inquietante sul futuro del club di via Aldo Rossi: da qui al closing chi si occuperà del Milan?

Una questione molto seria che sembra però stare veramente a cuore solo ed esclusivamente al tifoso, vero cuore pulsante dell’anima milanista. Dal fronte dirigenziale invece, sia quello vecchio che quello nuovo, nessuna concreta risposta alla domanda da un milione di punti che ogni fan del diavolo si pone ogni giorno. 

Vuoto di potere

Da una parte c’è la premiata ditta Berlusconi & Galliani che vive solo in funzione della sfida contro la Juventus in programma venerdì a Doha e vede nella conquista della Supercoppa Italiana la possibilità di conquistare l’ultimo trofeo di un trentennale ricco di successi, ma in attesa del closing non sembra intenzionata ad investire più un solo euro sul Milan ormai ceduto ai nuovi imprenditori asiatici. Dall’altra c’è il consorzio cinese Sino-Europe Sports che vorrebbe avere fin d’ora potere decisionale anche sulle questioni del mercato, ma viene sistematicamente tagliato fuori dall’attuale amministratore delegato rossonero su ogni tipo di analisi progettuale legata alla squadra di Montella.

50 milioni non confermati

Nella giornata di ieri si è addirittura sparsa la voce di una proposta di Ses a Fininvest: 50 milioni anticipati per il mercato di gennaio ma ma solo a patto di far gestire la campagna acquisti solo a Fassone e Mirabelli, non più a Galliani. Richiesta - secondo quanto riferiscono le cronache - elegantemente rispedita al mittente da Silvio Berlusconi, probabilmente turbato all’idea di ferire nell’orgoglio il suo fido braccio destro. 

Incontro al vertice

La Finivest, messa di fronte ad una tale versione dei fatti, è sembrata cadere dalle nuvole, ma - indiscrezioni a parte - una cosa è certa: all’indomani della seconda proroga concessa ai cinesi, l’incontro tra Adriano Galliani e Marco Fassone (vecchio e nuovo ad di via Aldo Rossi), annunciato come indispensabile per delineare le strategie da seguire in vista del prossimo mercato, non è mai stato neppure messo in agenda. Sintomo inequivocabile che la tanto strombazzata condivisione resta un autentico miraggio.

Ora, va bene che al Milan hanno dovuto pensare alla trasferta di Doha, ma il prosieguo della stagione della squadra di Montella, bisognosa di almeno due innesti di qualità per tentare l’assalto ad un posto Champions League, non può e non deve passare in secondo piano.

Chi pensa al Milan?

Una nostra fonte molto vicina al consorzio cinese Sino-Europe Sports ci ha svelato una realtà non così complicata da intuire: confrontarsi con Galliani, malgrado un passaggio di proprietà ormai imminente è praticamente impossibile. «Continua a sentirsi il padrone del Milan e pretende di decidere tutto da solo senza alcun tipo di intromissione», la versione out of records di SES.

La sensazione sempre più pressante è che in questa vicenda ognuno dei protagonisti - Berlusconi, Galliani, Fassone, Li Yonghong etc. etc. - sia più impegnato a difendere i propri interessi e il proprio tornaconto personale, anzichè preoccuparsi delle reali esigenze del Milan. 

A questo aspetto pensano sempre e solo i tifosi, ma purtroppo non sono loro a dover decidere le sorti dell’ex club più titolato al mondo.