Cessione Milan: Berlusconi, ok ai cinesi
La riunione odierna con i figli e i vertici Fininvest ha convinto Silvio Berlusconi della bontà dell’offerta cinese. Non sono venuti fuori i nomi dei vari investitori ma la loro solidità finanziaria sembra sia stata accertata. Resta ancora quel piccolo grande dubbio sul nuovo assetto societario del Milan asiatico.
MILANO - La giornata è iniziata presto per i tifosi rossoneri, con un’intervista mattutina del presidente Silvio Berlusconi (non proprio una novità in questi giorni di campagna elettorale) durante la quale sono venuti fuori spunti interessanti per definire i contorni del futuro societario dell’Ac Milan: «Anch'io sono preoccupato che la negoziazione vada troppo per le lunghe - le parole del numero uno rossonero a Radio Radio -. In questi mesi diverse grandi società cinesi hanno manifestato l'intenzione di partecipare alla proprietà del Milan. Adesso forse abbiamo trovato quelli giusti, ma voglio mettere in chiaro che chi si sostituirà a me dovrà impegnarsi formalmente a fare gli investimenti necessari per riportare il Milan in alto in Italia, in Europa e nel mondo. Serve la sicurezza che questi signori vogliano fare del Milan una gigante del calcio mondiale. Confermo comunque che oggi potrebbe esserci un vertice decisivo per la svolta nella trattativa».
Incontro ok
Ebbene secondo quanto emerso oggi, l’incontro che si è svolto a Villa San Martino tra Silvio Berlusconi, i figli e i manager di Fininvest che aveva come oggetto l’esame del dossier relativo alla possibile cessione del 70% del pacchetto azionario del Milan alla famosa cordata, è stato positivo.
Non sono venuti fuori - come ci si attendeva - i nomi e le varie percentuali in partecipazione dei vari investitori asiatici, ma dalle informazioni preliminari acquisite pare che il presidente rossonero abbia manifestato soddisfazione sulla serietà degli acquirenti.
Ancora niente nomi
Appurata la solidità finanziaria del gruppo cinese, adesso restano da chiarire un paio di aspetti fondamentali per una positiva conclusione dell’operazione: innanzitutto la disponibilità dei potenziali nuovi proprietari ad investire per il potenziamento della squadra ogni anno (Berlusconi ha preteso almeno 100-200 milioni a stagione per il miglioramento della rosa); e poi la definizione del nuovo organigramma societario che potrebbe prevedere ancora un posto di responsabilità per l’attuale presidente del Milan.
La questione ancora poco chiara
Considerato che anche a Barbara Berlusconi sembra sia stato promesso un posto di primo piano per quanto riguarda la gestione del marchio Ac Milan nel mondo e che Adriano Galliani sarà ancora il responsabile e autentico factotum del mercato rossonero, la domanda che ci poniamo da diversi giorni continua a rimbalzare nella nostra testa: perché degli imprenditori seri e ricchissimi dovrebbero investire - tanto - nell’acquisizione di un pezzo di storia del calcio mondiale come il Milan e poi lasciarlo gestire ad altri? E soprattutto con quale logica visto che gli attuali gestori, grazie ad una serie di operazioni che definire sconsiderate è poco, sono stati capaci di condurre quelle che appena pochi anni fa era il club più titolato al mondo nella più umiliante mediocrità del campionato italiano?
Il gioco dell’investitore
Proviamo ad immaginare noi come investitori. Una cosa è acquistare un locale o un ristorante affermato, di gran moda, come si dice adesso «di tendenza»; un’altra è invece mettere le mani su qualcosa che funzionava anni addietro ma che adesso è pieno di ragnatele perché sempre vuoto. Nel primo caso, è comprensibile che un investitore saggio si affidi alla gestione precedente in modo da continuare il trend positivo; nel secondo invece la prima cosa da fare per i nuovi proprietari è svecchiare il management e cercare di riportare il locale/ristorante ai fasti di un tempo grazie a persone e idee nuove.
Che differenza con la Juve
Per essere ancora più espliciti e riportare il concetto a parametri calcistici, se oggi i cinesi dovessero acquistare la Juventus, protagonista di un quinquennio di straordinari risultati e con un futuro all’orizzonte ancora più roseo, sarebbe logico lasciare ai loro posti i vari Agnelli, Marotta, Paratici etc. etc. Ma nel caso del Milan, protagonista di una discesa verticale grazie alle scempiaggini commesse dai suoi dirigenti, lasciare i Berlusconi (padre e figlia) e Galliani a decidere le sorti del club appare del tutto incomprensibile.
Ma noi non siamo cinesi e non siamo neppure investitori. Allora non resta che attendere gli eventi per avere tutte le risposte del caso.