19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Calcio - Serie A

Buona la prima: il Milan di Brocchi fa felice Berlusconi

Vittoria all’esordio sul campo della Sampdoria per il primo Milan targato Brocchi. Un successo grazie a un gol di Bacca a coronamento di una prestazione coraggiosa e ricca di personalità da parte di tutta la squadra. Il neo allenatore rossonero si gode il momento ma respinge le accuse: «Non sono il cocco di Berlusconi».

MILANO - Come mai parlano tutti così bene di Brocchi? È questa la domanda che rimbalza da un capo all’altro del pianeta calcio all’indomani del suo insediamento sulla panchina del Milan. Si, va bene, è una scelta del patron Silvio Berlusconi e come tale va considerato un esemplare raro di una specie protetta nel delicato microcosmo degli allenatori rossoneri, ma dell’ex centrocampista di Lazio e Fiorentina parlano davvero bene tutti, giornalisti, ex compagni di squadra, colleghi, opinionisti e via discorrendo. 

Balotelli: «Bel rapporto con Brocchi»
La verità è che Cristian Brocchi è una persona estremamente intelligente. Piazzato su un trono fin troppo impegnativo per un allenatore esordiente come lui, l’ex tecnico della Primavera del Milan è stato capace di entrare in punta di piedi, innanzitutto rendendo omaggio al lavoro fin qui svolto dal suo predecessore Mihajlovic, e poi cercando in tutti i modi di trovare la giusta sintonia con i suoi calciatori. E ad ascoltare le parole di Balotelli del post-partita di Sampdoria-Milan sembra esserci riuscito: «Brocchi mi sta piacendo tanto e io gli voglio bene. Con lui ho un bel rapporto perchè è una persona che capisce i giocatori. Per ora abbiamo iniziato con il piede giusto e gli auguro tutto il bene, come a lui anche al Milan».

La soddisfazione di Brocchi
Se queste sono le prime indicazioni offerte da questo nuovo Milan targato Brocchi, è lecito sperare in risultati positivi per i rossoneri da qui alla fine della stagione, magari anche con vista luminosa sulla finale di Coppa Italia contro la Juventus in programma il prossimo 21 maggio.
«Sono soddisfatto - le parole dell’allenatore rossonero al termine della vittoria di misura sul campo della Sampdoria - perché ho visto fare ai miei ragazzi le cose che avevo chiesto e preparato. Mi hanno mostrato la voglia di far la partita nelle due fasi come l’avevo spiegata. Per questo ho fatto loro i complimenti per l'atteggiamento che hanno avuto e per aver fatto risultato contro una grande Sampdoria».

L’importanza del dialogo
Il concetto di dialogo torna prepotentemente nei discorsi di Brocchi, un mantra dialettico e metodologico che evidentemente rappresenta il substrato fondamentale dell’ideologia calcistica del neotecnico rossonero: «Trovo fondamentale che i miei giocatori siano a conoscenza delle mie idee. Le regole sono uguali per tutti in una squadra, però il rapporto con ogni singolo giocatore deve essere diverso. Con alcuni si può scherzare, altri hanno un carattere diverso. Bisogna entrare nella loro testa per farli rendere al 110%. Sono consapevoli del fatto che non tutti la pensino così, ma per me il dialogo è uno dei fattori indispensabili per far rendere al massimo un giocatore».

Il nuovo Milan
Ma in cosa è cambiato realmente il Milan dalla versione di Mihajlovic a quello nuova di Cristian Brocchi? La partita vinta contro la Sampdoria ha fornito più di una risposta in tal senso. Squadra corta, pressing alto, tentativo di fare gioco e non di aspettare l’iniziativa degli avversari. Una filosofia diametralmente opposta rispetto a quella che regnava incontrastata a Milanello nel periodo «serbo».
«Il nostro obiettivo è quello di tenere palla e poi capire che quando il gioco è chiuso non bisogna forzare la giocata per forza in una direzione, ma cercare un altro spazio da attaccare. Contro i blucerchiati in alcune occasioni abbiamo commesso questo errore e alla fine abbiamo perso palla. Devo far capire ai miei ragazzi che in certi casi bastano un paio di passaggi, magari cambiando gioco, per evitare che succeda».

«Berlusconi mi stima»
Idee chiare e obiettivi ben precisi per quello che è stato subito ribattezzato «il cocco di Berlusconi»: «Essere il cocco del presidente è uno status che non credo di essermi guadagnato per diritto divino o per simpatia. Penso di aver meritato la sua stima con il lavoro. Il presidente ha seguito la Primavera e ha sempre dichiarato che apprezzava le mie idee di gioco. E adesso voglio guadagnarmi la sua fiducia riportando il Milan nelle zone di classifica che gli competono. Non è vero che questa è una squadra senza personalità e lo dimostreremo da qui alla fine della stagione».