18 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Calcio - Serie A

Dotti, medici e sapienti al capezzale del Milan malato

Sembra sempre più difficile risolvere i problemi del Milan. Eppure la soluzione non è così complicata da individuare: occorrerebbe un completo restyling societario, ancor prima che tecnico, e poi ripartire con umiltà dal basso, cancellando i proclami e accettando onestamente il ridimensionamento. Magari con l’esempio Juve da emulare.

MILANO - «E nel nome del progresso, il dibattito sia aperto, parleranno tutti quanti, dotti medici e sapienti. Tutti intorno al capezzale di un malato molto grave, anzi già qualcuno ha detto che il malato è quasi morto». Inizia così «Dotti, medici e sapienti», un celebre brano di Edoardo Bennato inserito nel concept album «Burattino senza fili» del 1977. No, non avete sbagliato rubrica, non è uno spazio dedicato al revival musicale, ma assistendo a quanto sta accadendo intorno al Milan - perfetta rappresentazione del malato molto grave immaginato da Bennato quasi 40 anni fa - non ho potuto non ripensare a quel brano.

Tutti pronti a rottamare

I dotti, medici e sapienti del testo sono chiamati a congresso per parlare, giudicare, valutare e provvedere. Un po’ quello che sta accadendo in queste settimane di delirio in casa Milan. Non c’è opinionista, ex dal passato più o meno luminoso, addetto ai lavori o semplice tifoso che non senta il bisogno di esprimere il proprio parere su uno stato delle cose che appare sempre più angosciante.

La cosa drammatica è che nessuno sembra in grado di trovare la ricetta giusta per risollevare il povero paziente, il derelitto Milan di questi tempi. C’è chi vorrebbe rottamare la dirigenza, chi lo staff tecnico, chi i calciatori,  ma su una cosa non c’è ormai più discussione: bisogna fare qualcosa per un club che rappresenta un patrimonio non solo del calcio italiano, ma dell’intero pianeta, e che non più tardi di qualche anno fa era universalmente riconosciuto come il più titolato al mondo.

Di Francesco e la confusione

Oggi in Casa Milan regna solo la confusione. A proposito, chissà che Eusebio di Francesco, con quella sua asciutta ma esemplare disamina sul momento «particolare» vissuto in Casa Milan, non si sia giocato l’opportunità di sedersi sulla panchina rossonera il prossimo anno.

Resta il fatto che le parole dell’attuale tecnico del Sassuolo, per quanto poco gradite dal presidente Berlusconi, rispecchiano alla perfezione lo stato dell’arte tra Arcore, via Aldo Rossi e Milanello. 

Ed è su questo che si dovrebbe lavorare, con un obiettivo fondamentale: innanzitutto fare chiarezza. Difficile visto che il Milan è l’unica società di calcio a potersi permettere due amministratori delegati che - ancora dopo 3 anni di convivenza forzata - si guardano in cagnesco e se al di sopra di tutto e tutti c’è un presidente onorario innamorato della sua creatura ma purtroppo vittima di un’incontinenza verbale che spesso lo porta a fare più danni della grandine.

Urge un restyling societario

I dotti, medici e sapienti di turno potrebbero però suggerire un completo restyling societario, prima ancora di pensare a quello tecnico. In attesa del nuovo azionista finanziatore (a proposito, che sia Bee Taechaubol, la cordata cino-americana, lo sceicco Al Thani o chi per loro, che si faccia presto), sarebbe indispensabile fare chiarezza tra i due Ad; affiancare a Galliani un direttore sportivo con portafoglio e potere gestionale; potenziare lo scouting con una rete di osservatori all’altezza delle big europee; continuare ad investire sul settore giovanile ma senza la pretesa di poter contare solo sulla Primavera per costruire il nuovo Milan; e, last but not least, fare un bagno d’umiltà ed accettare consapevolmente il ridimensionamento del club. 

L’esempio della Juventus

Solo ripartendo dal basso, presentando onestamente ai tifosi il progetto di rilancio del club (basta con i proclami di vittoria scudetto o Champions League a tutti i costi quando mancano i presupposti di base) e con il desiderio di risorgere - senza fretta, un processo del genere ha bisogno dei suoi tempi - il Milan potrà tornare lassù in cima. 

Suonerà strano per gli orgogliosi Berlusconi e Galliani, ma prendere esempio dalla Juventus, letteralmente risorta dopo lo scandalo di Calciopoli, la retrocessione in B e un paio di stagioni deprimenti, potrebbe essere un buon punto di partenza.