La MotoGP alla scoperta del suo futuro
I due giorni di prove a Valencia hanno gettato la prima luce sulle gomme Michelin e sul software unico, che caratterizzeranno la prossima stagione della classe regina del motociclismo. Ecco come è andata

VALENCIA – Volti stanchi, sbuffi, sospiri, cose messe via, infilate nelle casse, sui camion. C'è un'aria diversa in quest'ultima giornata di test 2015. Non quella di un festoso ultimo giorno di scuola come si potrebbe immaginare, ma di sfinimento, di voglia di tornare a casa. Desiderio, necessità di vacanza. Quest'anno il Mondiale è probabilmente stato uno dei più duri della storia, con ben sette trasferte fuori Europa (Qatar, Indy, Austin, Argentina, Giappone, Australia, Malesia), tanti test, un'atmosfera tesa e sgradevole nelle ultime gare, polemiche. Insomma c'era una gran voglia di darci un taglio, anche se questi test sono stati importantissimi per i motivi che si sanno: nuove gomme Michelin al posto delle Bridgestone, nuovo software unico per le centraline, moto evoluzione in pista.
Le prove non finiscono mai
Il bello è che, essendoci l'embargo sui test in dicembre e gennaio, queste novità hanno indotto la necessità di qualche altro giorno di prove. Così Honda, Ducati e Aprilia andranno a Jerez dal 25 al 27 novembre; Suzuki e probabilmente Yamaha (che stava decidendo in serata) a Sepang il 22 e 23. Perché con tutte queste novità non si può lasciare un vantaggio agli avversari. Tutti i piloti infatti si sono alla fine detti abbastanza soddisfatti della nuova elettronica, ma sono stati altrettanto concordi nel dire che il lavoro di conoscenza, affinamento, messa a punto da fare è moltissimo. In sostanza si torna indietro, come previsto, di qualche anno, è tutto meno efficace: controllo di trazione, dell'impennata, del freno motore. Alla Honda hanno anche riscontrato un certo ritardo nell'intervento dei sistemi, come se ci fosse un buco. Il tutto verrà migliorato con l'esperienza. È un po' come avere un sistema operativo nuovo e più semplice, ma che si deve sfruttare al massimo delle sue potenzialità con applicativi leggeri ed efficienti.
Tanta strada da fare sulle gomme
Per le gomme, invece, si tratta di capire, adattarsi: di rendere automatico quello che è ancora un po' innaturale. Gli automatismi acquisiti in anni di Bridgestone vanno sostituiti con quelli adatti alle Michelin, gomme che Rossi definisce «più umane» probabilmente riferendosi alla perfezione, alla costanza di rendimento raggiunta dai giapponesi. Per arrivarci c'è un solo modo: far strada, macinare chilometri, affinare la messa a punto di telaio, sospensioni, motore, distribuzione dei pesi e raggiungere quel climax nella guida che ti permette di pensare soltanto ad andare più forte, di guardare la prossima curva senza pensieri.
Poco distacco, tante cadute
I tempi sono stati buoni, paragonabili a quelli di sabato mattina nelle prove libere 3. Spicca la Honda con Marquez primo e Pedrosa terzo pur avendo utilizzato sia elettronica, sia motore 2016. Benissimo anche le Suzuki di Vinales, secondo, ed Espargaro quarto, ma questa casa non ha utilizzato il nuovo software, restando concentrata sugli assetti e le Michelin, il che rappresenta sicuramente un vantaggio. Più indietro dei rivali Honda sia le Yamaha di Lorenzo (quinto) e Rossi (settimo), sia le Ducati di Iannone (ottavo) e Dovizioso (quindicesimo). In tutto ci sono state una quindicina di cadute al giorno, un'enormità contro le tre di tutto il weekend di gara, il che dimostra come ci sia moltissimo da capire, da lavorare per raggiungere una ragionevole certezza di stare in piedi. Non sono caduti praticamente soltanto Lorenzo, Rossi e Pedrosa, il che forse giustifica anche i loro tempi. Una cosa è sicura: se doveste vincere in una qualsiasi lotteria i soldi equivalenti ai danni fatti in questi due giorni, sareste molto, ma molto felici.
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