29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Alta tensione in casa rossa

Crisi Ferrari, tutta colpa del direttore tecnico?

Gli ultimi risultati negativi hanno aperto la caccia al colpevole a Maranello. E l'ingegnere James Allison da uomo del miracolo rischia di trasformarsi in quello del disastro. Ma occhio ad incolpare troppo presto un facile capro espiatorio...

MARANELLO – Sembrava incredibile a inizio stagione, eppure in Ferrari si è tornata a respirare aria di crisi. Beninteso, nulla a che vedere con la crisi di dodici mesi fa, quando Fernando Alonso, di questi tempi, oscillava tra la quarta e la sesta posizione in gara. Ma sempre di crisi si tratta. Sebastian Vettel, infatti, è riuscito ad agguantare il podio anche nell'ultimo Gran Premio in Gran Bretagna, ma solo grazie alla perizia strategica sua e del team e ad un pizzico di fortuna. Senza lo scroscio di pioggia finale, la rossa si sarebbe dovuta adattare a finire alle spalle anche di Felipe Massa e di Valtteri Bottas. Come dire, mentre i tecnici di Maranello si lambiccavano il cervello alla ricerca di quell'ideona che gli avrebbe fatto raggiungere la Mercedes, non si sono accorti che nel frattempo venivano superati pure dalla Williams.

Cosa non ha funzionato
E quando si respira aria di crisi, sul banco degli imputati finiscono tutti, ma proprio tutti. Perfino James Allison, il direttore tecnico che solo fino a poche settimane fa riceveva tutti i meriti della resurrezione rossa, ma a cui ora si chiede il conto degli ultimi sviluppi alla SF15-T che non hanno sortito gli effetti sperati. Dal Gran Premio di Spagna in poi il flusso delle novità tecniche è stato ininterrotto, fino alla stessa gara di Silverstone, in cui ha debuttato una nuova ala anteriore. Novità che hanno riguardato soprattutto l'aspetto aerodinamico, dunque, ma non solo: anche il motore è stato svecchiato. In Canada ha debuttato il terzo propulsore, sul quale sono stati giocati i primi 'jolly' per lo sviluppo. Ancora insufficienti, tanto che si parla già di far debuttare una quarta unità aggiornata molto presto e addirittura una quinta a fine stagione, correndo il rischio di subire le penalità inflitte a chi non rispetta il numero massimo di power unit concesse dalla Federazione. Ma pazienza, l'obiettivo di raggiungere le frecce d'argento è la priorità assoluta, se si vuole avere una chance realistica di puntare al titolo mondiale nel 2016.

Non è tutta colpa del tecnico
La Ferrari, però, ha già pagato in passato il prezzo della spasmodica ricerca di un colpevole, della frettolosa individuazione di capri espiatori cui addossare tutto il peso della crisi, senza però risolverne i motivi profondi. È uno degli errori dell'era Montezemolo che il nuovo presidente Sergio Marchionne non deve più commettere. Anche se il manager italo-canadese non è disposto a concedere attenuanti al suo team: vuole risultati, almeno all'altezza delle centinaia di milioni spese per rinnovare la galleria del vento e i banchi prova dinamici per motore e telaio. Ma le responsabilità non sono tutte di James Allison, che per giunta si è trovato un progetto già mezzo scritto dal suo predecessore Nicholas Tombazis e senza il tempo di poter modificare aspetti fondamentali come la sospensione anteriore pull-rod, tutt'altro che ideale per le gomme. Che il 2016, la stagione del rinnovo completo dei quadri dirigenti di Maranello, sarebbe stata anche un'annata di transizione, lo si poteva immaginare anche alla vigilia. Non bisogna abbassare la guardia, dunque, ma serve comunque pazienza. Altrimenti, per la troppa fretta, si rischia di demolire le fondamenta di un progetto nato bene. E che, con il tempo, potrebbe portare la Ferrari molto, molto lontano.