3 maggio 2024
Aggiornato 07:30
Invasione di campo

Milan ribaltato dall’Udinese. La cura Seedorf ancora non funziona

Sfuma anche il sogno Coppa Italia per un Milan abulico, lento, inguardabile. Il nuovo modulo lascia a desiderare ma il nuovo tecnico del Milan non si arrende: «Abbiamo bisogno di lavorare, i miracoli non esistono»

MILANO - Adesso per il Milan entrare in Europa il prossimo anno sarà ancora più difficile. Fuori dalla Coppa Italia, che avrebbe garantito l’accesso diretto all’Europa League, e a 7 punti dalla coppia Inter-Verona, rispettivamente al quinto e sesto posto in campionato, per i rossoneri si profila all’orizzonte uno scenario che, proprio alla vigilia del match contro l’Udinese, il capitano di giornata Kakà aveva scacciato con forza: «impensabile vedere un Milan fuori dall’Europa».

Ed invece, contro una Udinese ben messa in campo (meno male che Guidolin era stato presentato come «un allenatore in confusione»), la squadra rossonera ha visto materializzarsi di nuovo una serie di vecchi fantasmi, dalla rimonta subita dopo essere passati in vantaggio (vedi Sassuolo) fino al crollo fisico e mentale dopo nemmeno mezz’ora di gioco (vedi Verona).

A restare maggiormente sbalorditi soprattutto tutti quei tifosi rossoneri (quantificabili in una approssimativa maggioranza del 95%) convinti che la colpa del dissesto del Milan avesse un unico responsabile: Massimiliamo Allegri da Livorno. Sua la colpa del non-gioco rossonero, sua la colpa delle scelte di mercato a dir poco discutibili, sua la colpa della mancanza di vigore ed aggressività in campo, sua la colpa dello smantellamento di una squadra vincente fino a tre anni fa.

Ecco perché l’arrivo di Seedorf era stato accolto con giubilo smisurato, tanto da gridare al miracolo dopo la vittoria conseguita in extremis contro il Verona in campionato.

A Clarence, che è una persona molto intelligente, sono bastati pochi giorni per capire invece che la situazione è tutt’altro che rosea e la conferma è arrivata dalla sconfitta subita dall’Udinese in Coppa Italia: «: «I ragazzi si sono impegnati ma non siamo ancora in grado di proporre una certa continuità. Anche oggi però ho visto cose interessanti, nei primi 25' abbiamo fatto bene, abbiamo aggredito e fatto possesso, ma bisogna lavorare e costruire le cose nel tempo, i miracoli non esistono».

Tutto giusto caro mister, ma iniziano ad affiorare dubbi anche sul modulo scelto per resuscitare un Milan catatonico. Si, perché a parte il fatto che con quattro giocatori offensivi, schierati secondo il 4-2-3-1 voluto da Seedorf, il centrocampo e la difesa sono continuamente esposti alle intemperie degli attacchi avversari (ieri l’Udinese affondava nella retroguardia rossonera con una facilità disarmante), ma iniziano a sorgere perplessità anche sulla tenuta atletica della squadra.

Con l’avvento di Seedorf abbiamo assistito a due partite nelle quali il Milan è partito alla grande, con pressing alto, sovrapposizioni, movimenti frenetici dei 4 d’attacco, palla recuperata agli avversari nella loro metà campo e tante altre cosette interessanti, frutto appunto del nuovo modulo. Ma in entrambe le partite, allo scadere della prima mezz’ora di gioco, la squadra si è afflosciata, come se qualcuno avesse spento la spina.

Non si può certo imputare ad Allegri anche questo tipo di colpa, perché con tutte le sue mancanze, è innegabile che la maggior parte delle sue partite finivano in crescendo, con forcing furiosi nella metà campo avversaria e tenuta atletica rassicurante.

Ecco quindi i dubbi sul modulo voluto da Seedorf: con i movimenti che chiede agli attaccanti, con il famoso pressing alto, con la fatica che devono fare i centrocampisti per reggere tutti questi giocatori offensivi, l’autonomia fisica e la tenuta atletica della squadra non è sufficiente e quindi il crollo dopo nemmeno metà gara.

Fa bene il tecnico olandese a crederci, a predicare fiducia ed a guardare più lontano («è appena partito un progetto e abbiamo bisogno di tempo, in questo momento sto conoscendo i ragazzi dentro e fuori dal campo per cercare di proporre il calcio che ho in mente»), ma è fondamentale una costante applicazione di tutto lo staff tecnico e la scelta dell’assetto tattico migliore per questo gruppo di calciatori.

E soprattutto a questo punto diventa indispensabile che la società sia pronta al fianco di Seedorf, per sorreggerlo sia con le parole ma soprattutto con i fatti, tentando di dare una disperata risistemata ad una rosa costruita senza né capo né coda.

Lo richiede il popolo rossonero, lo richiede la storia gloriosa del Milan.