19 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Verso la finale

Interisti in coda, felici, stremati, e un po' arrabbiati

Dopo una lunga attesa, la festa Champions inizia col biglietto in mano. I bagarini in cerca di biglietti rimangono a bocca asciutta

MILANO - Dopo, venti, trenta, quaranta ore in fila (ma c'è anche chi dice di essere lì da tre giorni), è arrivato stamattina l'urlo liberatorio, il «Vamos a Madrid». Lo pronunciano i tifosi interisti che escono alla spicciolata dalla sede della Banca popolare di Milano di via Massaua, mentre sventolano l'agognatissimo biglietto appena conquistato per la finale di Champions del Santiago Bernabeu di sabato prossimo. A poca distanza, gli sparuti bagarini in cerca di biglietti rimangono a bocca asciutta: dopo tanta fatica, nessuno è disposto a cedere il lasciapassare per il sogno madrileno, nemmeno a 500-700 euro. Per ora.

Sono circa tremila i tifosi nerazzurri che stanno sfidando i disagi della lunghissima coda che si snoda attorno all'intero isolato che circonda la Bpm. Sono tutti abbonati, i soli (eccetto un migliaio di biglietti per gli iscritti agli Inter club) a cui è concesso l'acquisto dei 4.000 biglietti messi a disposizione: in ballo c'è qualcosa di unico, il sogno Champions che inseguono da 45 anni. Sono contenti, sì, ma stremati per la notte al freddo e gli improvvisi acquazzoni di ieri. E soprattutto arrabbiati con la società, (anche prevale un'aria di festa per il biglietto ormai portata di mano), per le condizioni con cui gli è stato riservato l'acquisto. Proprio a loro, i tifosi più fedeli: «Questo è il regalo ai tuoi tifosi dopo 30 anni che ti seguono aspettando una finale - si legge su uno striscione - Due notti per strada per 4.000 biglietti! Impara dal Bayern, 20.000, tutti in prelazione. Vergogna!». «E' una vergogna - ripete Giovanni, che dice di seguire la squadra 'da una vita' - Ci staranno prendendo in giro i milanisti, vedendoci in queste condizioni per un biglietto. Ma forse non è colpa della società. E' colpa della banca».

Lungo il percorso, transennato e suddiviso in recinzioni, i tifosi rispettano diligentemente il proprio turno di chiamata al box successivo, mentre lentamente la fila avanza. Hanno portato con sé panini, bibite, seggiole, ripari improvvisati con teli in plastica, perfino qualche materasso. E dietro le transenne l'inevitabile montagna di immondizia e tanfo di orina, nonostante i bagni chimici fatti installare. Tra di loro soprattutto giovani, diverse donne. Ma anche qualche super appassionato in pensione. Come Carlo, di 76 anni, che qui a Lorenteggio, quartiere di Milano ovest non lontano da San Siro, ci è arrivato da Desenzano del Garda. Alle 15 era già in fila. «C'è una discreta organizzazione, siamo tutti registrati e ci fanno avanzare con ordine e tra un blocco e l'altro fanno l'appello. Ma non possiamo accettare che noi abbonati veniamo discriminati. Ai tifosi del Bayern sono stati riservati 20.000 biglietti, a noi solo 4.000. E a ogni calciatore ben 70. L'altra vergogna - dice - sono le migliaia di biglietti dati alle agenzie che li vengono in pacchetti tutto incluso a prezzi folli».

La vendita dei biglietti ha portato una parentesi di caos nel tranquillo quartiere. Difficile trovare parcheggio, strade chiuse, traffico rallentato. «Io ho 70 anni, e ho passato 38 anni in fondaria. Ma chi paga per tutto questo?», dice, indicando i poliziotti in civile in borghese, l'immondizia per strada, gli spazzini - «Questo è un danno alla società». Poco lontano, l'applauso e il coro della torcida nerazzurra per Carlo, il 76enne, a cui il gruppo dopo quasi 24 ore si è affezionato: E' stato chiamato per un nuovo passaggio da una recinzione alla successiva. E ora ne mancano solo due all'ingresso della banca. Poi, speriamo, «Vamos a Madrid».