28 marzo 2024
Aggiornato 22:30
Serie A

Mourinho a Ranieri: io lavoratore vincente

L'allenatore portoghese dell'Inter: «Se ai giocatori proietto un film loro chiamano il dottore»

ROMA - La risposta di Josè Mourinho al tecnico della Roma, Claudio Ranieri, non si è fatta attendere. L'allenatore portoghese dell'Inter, accusato oggi da Ranieri di avere basato la sua esperienza italiana su una tattica di comunicazione incendiaria, ha replicato attraverso il sito del club nerazzurro definendosi un lavoratore e ironizzando sulla figura professionale del titolare della panchina giallorossa.

«Premesso che la Roma mercoledì sera avrebbe dovuto terminare la partita in sei, visto e considerato che Mexes, Totti, Perrotta, Taddei e Burdisso hanno fatto il necessario per meritare le sanzioni che non gli avrebbero permesso di restare più tempo in campo», ha detto Mourinho riferendosi alla finale di Coppa Italia vinta dall'Inter per 1-0, «oggi si è parlato di come si motivano i giocatori. Lo si fa tutti i giorni con il lavoro del gruppo, allenamento dopo allenamento. Non lo si fa certo facendo vedere un film alla squadra prima di una finale di coppa. I giocatori sono professionisti seri, non vanno trattati come bambini. Noi abbiamo preferito lavorare sul campo e abbiamo studiato a fondo la Roma e i suoi punti deboli. Se prima di una partita metto la squadra a guardare Il Gladiatore, i miei giocatori si mettono a ridere o chiamano il dottore chiedendogli se sono malato».

Dopo il Mourinho ironico, il Mourinho lavoratore: «Non credo di essere un fenomeno però ho lavorato tanto per aiutare la mia squadra. Non ho mai pianto, ho sempre lavorato duramente per ottenere i risultati con i miei giocatori. Prima della finale di Tim Cup ho visto sei partite della Roma per trovare i loro punti deboli», ha affermato, «lavorandoci diciotto ore, perché ogni partita sulla quale lavoro al computer mi impegna per tre ore circa. Dopo ho passato tante altre ore selezionando le parti che mi servivano e lavorandoci sopra con i vari programmi utili al mio lavoro. Certo che è più facile scegliere un film da proiettare prima della gara, ma Ranieri ha dimenticato che i suoi giocatori sono dei campioni e non dei bambini».

Infine la stoccata sul palmares personale di Ranieri: «Non ho mai detto di essere un fenomeno - ha concluso - pero' non è certo colpa mia se, nel 2004, dopo essere arrivato al Chelsea e aver chiesto perchè stavano cambiando Ranieri, mi hanno risposto che volevano vincere e con lui non sarebbe mai capitato. Di questo, io, non ho proprio colpe».