Quando sai quante calorie ha un cibo, mangi meno: il segreto per non ingrassare
Il cervello cambia registro quando legge le etichette dei cibi e scopre che sono ricchi di calorie. Ecco il segreto per mangiare meno e non ingrassare

Le immagini che ritraggono cibi calorici come patatine fritte, hamburger e simili ci attirano. E spesso cadiamo nella trappola e ci ritroviamo a mangiare cibo spazzatura, ad alto contenuto di grassi e calorie. E così ingrassiamo – con tutte le negative conseguenze del caso. Ma possiamo ancora salvarci, perché esiste un segreto per evitare di mangiare cibo poco sano e che fa ingrassare: basta coinvolgere il nostro cervello, e il gioco è fatto.
Rendere il cibo meno appetitoso
Per evitare di mangiare cibi che ci fanno male e ci fanno ingrassare, baste rendere questo cibo meno appetitoso. Come si fa? Semplice. Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista PLoS One, e condotto dai ricercatori del Dartmouth College del New Hampshire (Usa), basta leggere le etichette o i cartelli esposti nei ristoranti o fast food con il contenuto calorico dei cibi. Leggendo queste informazioni, infatti, il cervello cambia registro e mangiamo meno. Questo perché si riduce l’attività del sistema di ricompensa, mentre al contempo si attiva maggiormente il sistema di controllo: il risultato è che il cibo in questione diviene meno appetitoso e desiderabile.
Il primo studio del genere
I ricercatori fanno notare che questo è il primo studio del suo genere a esaminare in che modo il cervello compie delle scelte alimentari quando gli si presentano le informazioni sulle calorie. «I nostri risultati suggeriscono che l’etichettatura sulle calorie può alterare le risposte nel sistema di ricompensa del cervello quando si considerano le opzioni riguardo al cibo – spiega Andrea Courtney, studentessa post-dottorato presso il Stanford Social Neuroscience Lab della Stanford University e prima autrice dello studio – Inoltre, riteniamo che gli interventi nutrizionali rischiano di avere più successo se si prendono in considerazione le motivazioni del consumatore, anche se non è a dieta».
Lo studio
Courtney e colleghi, per questo studio, hanno coinvolto 42 studenti universitari di età compresa tra i 18 e i 22 anni. Ai partecipanti, suddivisi a caso in due gruppi (Uno che ha ricevuto informazioni su una dieta corretta e l’altro che non ha ricevuto alcuna informazione) sono state mostrate 180 immagini di cibo senza che vi fossero riportate le calorie. Dopo di che, sono invece state mostrate immagini con informazioni sul contenuto calorico. Infine, sono stati invitati a dare un voto al loro desiderio di mangiare il cibo, mentre erano monitorati con uno scanner per la risonanza magnetica funzionale (fMRI ). Le immagini sono state ottenute sia da un database di foto di cibo o popolari, fast food, siti web di ristoranti che hanno pubblicato le informazioni sulle calorie. I 22 appartenenti al gruppo dieta e i 20 non dieta hanno visionato lo stesso insieme di immagini, compresi alimenti come cheeseburger, patatine fritte o una fetta di formaggio. I partecipanti dovevano poi dare un punteggio su una scala da 1 a 4 (1 = per niente, 4 = molto), riferendo quanto sarebbe stato probabile che avrebbero mangiato quel cibo.
I risultati
Mentre entrambi i gruppi hanno valutato allo stesso modo gli alimenti calorici con l’etichetta sulle calorie come meno appetitosi, l’effetto è stato più forte tra il gruppo dieta informata. Inoltre, i ricercatori hanno analizzato le risposte in due regioni del cervello che motivano il comportamento a mangiare: nucleus accumbens (NACC) e la corteccia orbitofrontale (OFC). Anche se tutti i partecipanti hanno mostrato una diminuzione dell’attivazione in queste aree quando erano presenti le informazioni sulle calorie, il gruppo dieta ha mostrato pattern di attivazione più simili nella OFC sinistra per gli alimenti con etichetta sulle calorie e quelli senza etichetta. Questa scoperta suggerisce che le informazioni dietetiche possono far prendere in considerazione le calorie anche quando non sono esplicitamente presenti. L’idea si basa su ricerche precedenti che hanno suggerito come la presenza di informazioni sulla salute possono portare a decisioni alimentari più sane.
Scelte alimentari più sane
«Al fine di motivare le persone a fare scelte alimentari più sane, sono necessari cambiamenti politici che incorporano non soltanto le informazioni nutrizionali, compresi i contenuti di calorie, ma anche una componente di pubblica istruzione, che rafforza i benefici a lungo termine di una dieta sana», ha concluso la dott.ssa Kristina Rapuano, autrice senior dello studio.
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