Le donne che mangiano cibo spazzatura, rovinano ben tre generazioni future
Uno studio condotto dall’Università di Zurigo ha messo in evidenza come mangiare cibi industriali può compromettere la salute psico-fisica di ben tre generazioni future

Il cibo spazzatura, in particolare quello ricco di grassi tutt’altro che nobili, come quelli contenuti in prodotti da forno o i cibi dolci di manifattura industriale, possono provocare talmente tanti danni da essere trasmessi persino alle generazioni future. Secondo alcuni scienziati dell’Università di Zurigo, infatti, ben tre generazioni successive verrebbero danneggiate da uno stile alimentare scorretto. Ecco i risultati del nuovo studio.
I rischi
I rischi derivanti da abitudini alimentari insane li conosciamo benissimo. Ma gli scienziati svizzeri sembrano voler ricordarceli tutti nei dettagli: diabete, obesità, dipendenza da alcol e droghe. Tutte queste condizioni, però, non si presentavano solo nelle persone che mangiavano male ma soprattutto nei figli di tali individui. E non solo: anche nipoti e pronipoti rischiano di pagare molto care le scelte sbagliate di un’unica persona.
Lo studio
Per arrivare a simili conclusioni, i ricercatori hanno somministrato ai topolini (femmine) da laboratorio alimenti ricchi di grassi. Lo hanno fatto prima, durante e dopo a gravidanza. Dai risultati è emerso che gli effetti avversi si rilevavano anche nella prole, fino a tre generazioni successive. Questo, probabilmente, avviene anche nell’essere umano ed è importante che le donne – ma anche gli uomini - siano a conoscenza delle conseguenze derivanti da un’alimentazione insana. Durante la ricerca, i topi femmina venivano nutriti con una dieta ricca di grassi e confrontati con altrettanti topi femmina che seguivano un regime alimentare standard. L’alimentazione è durata poco più due mesi prima della gravidanza e poi durante la gestazione e l’allattamento. Durante lo studio è stato monitorato il peso corporeo, la sensibilità all’insulina, i tassi metabolici e il colesterolo. Fattori rilevati anche nella prole, per 3 generazioni. In seguito, sono stati condotti esperimenti comportamentali anche in relazioni alla dipendenza da alcol e droghe.
Dipendenze e obesità
«La maggior parte degli studi condotti finora ha riguardato solo la seconda generazione o ha seguito gli effetti a lungo termine dell'obesità e del diabete sulla prole nata immediatamente dopo. Questo studio è il primo a esaminare gli effetti dell'eccessiva alimentazione materna fino alla terza generazione nel contesto della dipendenza e dell'obesità», spiega Daria Peleg-Raibstein. Ciò significa che mangiare troppe pizze, hamburger, patatine o crocchette di pollo potrebbe compromettere seriamente la salute di diverse generazioni.
Un danno genetico
I risultati ci dicono che anche se le mamme non erano diventate obese potevano trasmettere questa condizione o il rischio di obesità anche nei figli, nipoti e pronipoti. Il danno genetico, quindi, si instaura sia che le condizioni siano visibili o meno. «Per combattere l'attuale epidemia di obesità, è importante identificare i meccanismi sottostanti e trovare i metodi per fare una prevenzione precoce. La ricerca potrebbe contribuire a migliorare la consulenza e l'educazione sanitaria per le coppie incinte e in allattamento e offrire ai propri figli, nipoti e pronipoti migliori possibilità di uno stile di vita sano. Può anche fornire una soluzione per identificare i fattori di rischio per il modo in cui le persone sviluppano l'obesità e la dipendenza e suggerire interventi precoci per i gruppi a rischio», spiega il dottor Peleg-Raibstein. Inoltre, figli, nipoti e pronipoti erano più inclini a comportamenti di dipendenza. Solo dopo la terza generazione la predisposizione all'obesità – e tutto il resto - si normalizzava.
Una programmazione?
«L'obesità può essere qualcosa che è già programmato nel feto, in utero. C'è qualcosa che accade molto presto nello sviluppo della prole che porta a una sorta di cervello simile alla dipendenza e questo provoca anche un grande desiderio di cibo. Mentre si trova nell'utero materno, il cervello di un feto si sviluppa, e con questo anche «la connettività tra regioni diverse». Tutto questo, probabilmente, cambia proprio in questo arco di tempo e il bambino assiste a un rischio più elevato di questo tipo di psicopatologia e disordine metabolico», continua Peleg-Raibstein.
Studi su umani
I ricercatori ritengono che tali condizioni si verifichino anche negli esseri umani, ma sono necessari ulteriori verifiche. «Studiare gli effetti della sovra-alimentazione materna è quasi impossibile da fare nelle persone perché ci sono troppi tanti fattori confondenti, come il background socio-economico, le preferenze alimentari dei genitori o le loro condizioni di salute pre-esistenti. Il modello murino ci ha permesso di studiare gli effetti di una dieta ricca di grassi nelle generazioni successive senza questi fattori. Siamo esposti a cibi sempre più elaborati e alimenti spazzatura perché è più facile da consumare considerando che viviamo vite stressanti. Questo è, purtroppo, il modo più semplice e veloce per ottenere cibo e consumarlo, ma mette a rischio dipendenza. È senza ‘altro più invitante che mangiare un'insalata o qualcosa di sano. Non è che alle donne non sia permesso mangiare nulla che non sia sano, semplicemente non possono consumare cibi altamente trasformati o quello che contengono un'alta percentuale di zucchero, sale e grassi elaborati ogni giorno», conclude Peleg-Raibstein. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Translational Psychiatry.
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