17 febbraio 2025
Aggiornato 07:30
Microbiota intestinale

Ansia, depressione e obesità? Colpa del tuo microbiota intestinale

L’ansia e la depressione, specie associati a sovrappeso, obesità e diabete, è influenzata dal nostro microbiota intestinale

Ansia, depressione e microbiota intestinale
Ansia, depressione e microbiota intestinale Foto: Paraksa | Shutterstock Shutterstock

Tutti abbiamo momenti in cui i sentimenti negativi prendono il sopravvento. Ci sono però persone in cui le fluttuazioni di umore sono eccessivamente frequenti. Già studi precedenti avevano messo in evidenza come il microbiota intestinale potrebbe essere considerato il principale colpevole di ansia e depressione. Ora, una nuova conferma arriva dai ricercatori del Joslin Diabetes Center: sono riusciti a dimostrare come buona parte dei sentimenti negativi siano in parte dovuti al folto gruppo di microorganismi che popolano il nostro intestino.

Microbiota e grassi
Si sa che le persone che soffrono di obesità e diabete sono più inclini a sviluppare forme ansiose e depressive. Nel nuovo studio – condotto su modello animale – quando i topi vengono sottoposti a una dieta ricca di grassi mostravano maggiori segni di comportamenti ossessivi, ansia e depressione. «Ma tutti questi comportamenti sono invertiti o migliorati quando gli antibiotici che modificano il microbioma dell'intestino sono stati somministrati con la dieta ad alto contenuto di grassi», spiega il dottor C. Ronald Kahn, MD, co-Capo della Sezione su Fisiologia e Metabolismo Integrativo.

Ti senti diverso?
«Come endocrinologi, spesso sentiamo le persone dire che si sentono diversamente quando mangiano cibi diversi. Ciò che questo studio dice è che molte cose nella tua dieta potrebbero influenzare il modo in cui funziona il tuo cervello, ma una di queste cose è il modo in cui la dieta cambia i batteri intestinali o i microbi. La tua dieta non fa solo aumentare o ridurre la glicemia, sta anche cambiando un sacco di segnali provenienti da microbi intestinali e questi segnali arrivano fino al cervello», continua Kahn.

Lo studio
Durante lo studio, i ricercatori hanno osservato a lungo i topi che hanno un’elevata predisposizione all’obesità, al diabete e alle malattie metaboliche. Nell’arco della ricerca hanno fatto seguire ai roditori una dieta ricca di grassi e hanno evidenziato come parte del loro sviluppo sia stato costantemente guidato dai batteri del microbiota intestinale. Somministrando alcuni antibiotici ad ampio spettro, però, la condizione è stata invertita. In sintesi: quando i topi mangiavano tanti grassi accusavano maggior depressione e ansia, ma fornendo loro antibiotici che distruggevano il loro microbiota il comportamento tornava alla normalità – pur seguendo una dieta ricca di grassi.

Conferme
Affinché la loro tesi venisse confermata, i ricercatori hanno fatto un trapianto di microbiota da topi con ansia a quelli senza ansia privi di germi. I risultati sono riusciti a evidenziare come l’ultimo gruppo di topi avesse assistito alla formazione di ansia e disturbi comportamentali solo dopo il trasferimento di microbi. Hanno quindi fatto lo stesso esperimento trapiantando il microbiota di topi depressi in topi a cui veniva somministrato, poco dopo, l’antibiotico. E, come sospettavano gli scienziati, non hanno sviluppato alcun disturbo comportamentale. «Questo dimostra che tali comportamenti sono guidati in misura significativa dal microbioma intestinale», spiega Kahn.

Come fanno i batteri a guidare il nostro modo di essere?
Gli scienziati del Joslin hanno quindi cercato di comprendere come sia possibile che i batteri siano in grado di modificare il nostro comportamento. Per farlo hanno iniziato a cercare indizi in due aree del cervello. La prima è l'ipotalamo, la zona che controlla il metabolismo, e la seconda è il nucleo accumbens, associato al nostro umore e al comportamento. «Abbiamo dimostrato che, proprio come gli altri tessuti del corpo, queste aree del cervello diventano resistenti all'insulina nei topi con diete ipocaloriche. E questa risposta al grasso in eccesso è in parte, e in alcuni casi quasi completamente, invertita somministrando agli animali antibiotici. Ancora una volta, la risposta è trasferibile quando si trasferisce il microbioma intestinale da topi che seguono una dieta ricca di grassi in topi germ-free. Così, la resistenza all'insulina nel cervello è mediata almeno in parte da fattori provenienti dal microbioma», continua Kahn.

I neurotrasmettitori
Il team di ricerca ha anche ipotizzato che molte delle alterazioni del microbiota siano direttamente collegate al funzionamento di neurotrasmettitori. Ovvero di sostanze chimiche deputate all’invio di input al nostro cervello. Il prossimo passo, quindi, sarà quello di riuscire a identificare quali sono le specifiche popolazioni di batteri che cambiano il nostro comportamento. «Gli antibiotici sono strumenti contundenti che modificano molti batteri in modi eccessivamente drammatici. Andando avanti, vogliamo ottenere una comprensione più sofisticata di quali batteri contribuiscono alla resistenza all'insulina nel cervello e in altri tessuti. Se potessimo modificare quei batteri, introducendo batteri più benefici o riducendo il numero di batteri nocivi, potrebbe essere un modo per vedere un comportamento migliore», continua Kahn. «Comprendere un'area della biologia, come il diabete e il metabolismo, può spesso dare nuove e diverse prospettive in un altro campo, come i disturbi psichiatrici e comportamentali», concludono i ricercatori.

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