28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Alimentazione e salute

La mela al giorno che toglie il medico di torno

Ricercatori del Crea svelano cosa accade nel corpo umano quando si assumono polifenoli come quelli nella mela, e come questi abbiano un ruolo decisivo e benefico nel microbiota intestinale

Mela benefica per l'intestino
Mela benefica per l'intestino Foto: Africa Studio | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – Della mela e delle sue proprietà salutari si è già detto molto. Non a caso è il soggetto di un noto proverbio che vanta le sue virtù ‘mediche’. Di questo frutto oggi sappiamo molto, ma ciò che forse non era ancora chiaro è quale percorso seguono i polifenoli nel corpo umano e quale fosse il ruolo decisivo del microbiota intestinale nell’azione benefica di questi composti. A colmare questa lacuna ci hanno pensato i ricercatori italiani del Crea con uno studio sul metabolismo delle molecole bioattive presenti nella mela.

Le mele fanno bene
Si sa che le mele fanno bene alla nostra salute – riporta un comunicato del Crea – e questo grazie anche ai polifenoli contenuti nella polpa, ma soprattutto nella buccia. Cosa accade però a questi composti quando ingeriamo una mela? La ricerca condotta dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con il Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA), finanziata dal progetto Ager Melo, e appena pubblicata sulla prestigiosa rivista Food Research International, rivista del Canadian Institute of Food Science and Technology (CIFST), svela l’arcano. I ricercatori hanno infatti scoperto quali sono le complesse trasformazioni dei polifenoli in 110 forme chimiche biodisponibili all’organismo umano, evidenziando il ruolo decisivo del microbiota intestinale nell’azione benefica di questi composti bioattivi.

La nutri-cinetica
Secondo gli autori, i risultati forniscono informazioni essenziali per mappare la nutri-cinetica, ossia il transito nel corpo umano delle molecole che possono avere una reale attività protettiva sulla salute dell’uomo. E propongono una metodologia innovativa basata su tecniche multi-omiche (metabolomica e metagenomica) per correlare la biodisponibilità alla composizione del microbiota intestinale.

Lo studio
E’ stato finanziato dal progetto AGER Melo, all’interno dell’obiettivo ‘qualità e salute’. I ricercatori del Diaprtimento Qualità alimentare e Nutrizione FEM e del Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione del CREA hanno seguito un gruppo di 12 volontari sani, che in due diverse occasioni hanno consumato tal quale una spremuta di mela di alta qualità oppure arricchita in polifenoli della mela, con l’obiettivo di valutare come i polifenoli presenti nella mela fossero metabolizzati, si legge nella nota. Lo studio ha impegnato il team di ricerca per 5 anni

I polifenoli
Sono molecole naturali di interesse nutrizionale, in quanto posseggono attività antinfiammatorie, anti-diabetogene e anticancerogene in modelli in vitro e animali. Non è tuttavia chiaro come queste molecole, tra loro estremamente diversificate, possano svolgere queste attività benefiche anche sull’uomo.

I risultati
Stando ai risultati dello studio – prosegue la nota – i polifenoli vengono trasformati in 110 diverse forme chimiche che sono stati misurati nei biofluidi (plasma e urine). La ricerca ha dimostrato che nessuno dei composti fenolici presenti nel succo di mela si ritrova nell’organismo nella sua forma originale (cioè quella presente nella mela). Infatti, questi composti vengono variamente metabolizzati nell’uomo in 110 diverse forme chimiche che compaiono nel circolo sanguigno prima, e nelle urine poi. Utilizzando tecniche metabolomiche, che permettono lo studio contemporaneo di un numero molto elevato di composti, i ricercatori hanno potuto descrivere la cinetica di metaboliti di particolare interesse, derivanti in particolare dalla floretina, dai flavanoli (catechine e procianidine) e dall’acido clorogenico. Tutti composti fenolici particolarmente abbondanti nella mela, specie se consumata con la buccia.

Le differenze contano
«La quantità e la persistenza di ognuna di queste molecole nei fluidi biologici (sangue e urine), è risultata molto variabile tra un individuo e l’altro – spiegano i ricercatori – Non solo a causa di differenze genetiche, ma anche a causa di differenze nella composizione del microbiota intestinale». Infatti, i ricercatori hanno potuto appurare che mentre il 40% dei metaboliti originava dai processi metabolici umani, il restante 60% richiedeva l’intervento dell’azione dei batteri intestinali per poter entrare in circolo. I metaboliti derivanti dal metabolismo microbico sono risultati più persistenti, cioè capaci di rimanere in circolo per periodi molto più lunghi. Inoltre, è stata osservata un’interessante correlazione tra la composizione dei batteri intestinali, misurata tramite esperimenti di metagenomica, e la quantità di metaboliti circolanti. La composizione del microbiota intestinale appare, quindi, un fattore importante per mediare l’azione del consumo di mela. Infine, l’esperimento ha permesso di dimostrare che all’aumentare della ricchezza in polifenoli, aumentano le quantità dei loro metaboliti circolanti che dipendono dalla dose assunta. Mentre una parte limitata dei composti bioattivi della mela transitano rapidamente nell’organismo umano, la maggioranza persiste nelle urine anche a 24 ore dal consumo, in concentrazioni molto variabili e modulate dal microbiota individuale.

Host: microbiome co-metabolic processing of dietary polyphenols - an acute, single blinded, cross-over study with different doses of apple polyphenols in healthy subjects’, Kajetan Trost, Maria M. Ulaszewska, Jan Stanstrup, Davide Albanese, Carlotta De Filippo, Kieran M. Tuohy, Fausta Natella, Cristina Scaccini e Fulvio Mattivi.