28 agosto 2025
Aggiornato 04:30
Congresso Asco e lotta ai tumori

Leucemia mieloide acuta: l’inibizione di una proteina funziona

Buone notizie dal congresso ASCO di Chicago, un farmaco per l’inibizione di una proteina funziona contro la leucemia mieloide acuta

Leucemia mieloide acuta
Leucemia mieloide acuta Foto: Shidlovski | shutterstock.com Shutterstock

CHICAGO – Arrivano molte notizie in questi giorni da Chicago, dove si sta svolgendo il congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO). E in molti casi sono positive. La lotta al cancro e ai tumori sta assistendo a una svolta davvero epocale, e i rimedi innovativi fanno parlare sempre più di sé. È il caso anche di un farmaco che è risultato efficace nel trattamento della leucemia mieloide acuta.

I risultati di uno studio
All’ASCO sono appena stati presentati i risultati di uno studio clinico di fase I condotto su 258 pazienti con leucemia mieloide acuta (AML) IDH1 + trattati con l’inibitore IDH1 ivosidenib. I test anno mostrato un tasso di risposta globale del 41,9%, con progressione mediana libera e sopravvivenza di 8,2 mesi. Inoltre, il 24% dei pazienti ha raggiunto una risposta completa.

Come funziona
Il gene IDH1 è cugino di un altro promotore della Leucemia Mieloide Acuta (LMA), il gene IDH2, il quale è un bersaglio del farmaco Enasidenib (approvato dalla FDA nel 2017). Anche se la funzione di entrambi i geni IDH è complessa, precedenti studi hanno dimostrato che le mutazioni in IDH1 o IDH2 possono attivare altri oncogeni mentre silenziano l’azione dei geni oncosoppressori. Sia Enasidenib che ora Ivosidenib cercano di interrompere l’azione di questi geni IDH mutati. L’attuale ricerca sottolinea una nota dell’Università del Colorado - Anschutz Medical Campus, si svolge nel contesto di una maggiore comprensione della genetica sottostante che guida la leucemia mieloide acuta.

Il primo genoma
«Dieci anni fa – spiega Daniel A. Pollyea, MD, MS, ricercatore presso il Cancer Center dell’Università del Colorado e direttore clinico di Leukemia Services presso la CU School di Medicina – il primo genoma del cancro è stato sequenziato, e proveniva da un paziente LMA. La LMA è rimasta un precursore nel sequenziamento genetico del cancro, portando a una solida conoscenza dei geni che guidano la malattia. Oggi conosciamo circa 50 geni che contribuiscono alla LMA e ora i ricercatori stanno lavorando per progettare e testare farmaci che trattano il più comune e il più potente di questi geni».

Trattamenti mirati
Il prof. Pollyea ha fatto notare, presentando lo studio, che la conoscenza convenzionale, dice che la lotta alla Leucemia mieloide acuta e l’attacco che le si può sferrare dipenderà dallo sviluppo di trattamenti mirati contro molti o la maggior parte o tutti questi fattori genetici, e pertanto di sequenziamento dei tumori dei pazienti per abbinare i singoli tumori al farmaco o ai farmaci che prendono di mira i loro specifici fattori genetici. In realtà, precisa l’esperto, questa strategia incapsula la filosofia dei trattamenti mirati contro il cancro, in generale. Parallelamente a questi sforzi per abbinare gli oncogeni con trattamenti mirati, Pollyea ricorda che anche le strategie che attaccano le cellule staminali leucemiche sono promettenti. «Penso che Ivosidenib sarà un’arma importante nell’armamentario – aggiunge Pollyea – E’ una terapia orale molto ben tollerata per i pazienti che hanno poche opzioni e sarà per noi un nuovo strumento importante da sfruttare».