2 maggio 2024
Aggiornato 01:00
Lavoro e salute

Di lavoro si può morire: troppo nuoce alla salute. Ecco perché

L'esperta: servono spazi di decompressione e regole per evitare di 'morire alla scrivania'

Troppo lavoro uccide
Troppo lavoro uccide Foto: wavebreakmedia | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – Troppo lavoro può ‘uccidere’, o comunque intaccare seriamente la salute.  E così, se si lavora troppo, ecco arrivare insonnia, depressione, problemi fisici gravi o cronici: tutti sintomi dell’eccesso di fatica e stress che la vita lavorativa comporta e che rischia di risucchiare il dipendente in una spirale da cui è difficile tirarsi fuori.

Tutti i rischi dello stakanovismo
In un mondo lavorativo volatile tutto è non determinabile e frenetico. E a risentirne è la salute: lo conferma anche la scienza che con una ricerca pubblicata sulla rivista Lancet e ripresa dalla CBS, stabilisce che lavorare più di 55 ore alla settimana accresce il rischio di ictus del 27% e di sviluppare una malattia cronica del 13%. Questa instabilità porta l’organismo e la salute mentale a situazioni di stress e per cercare di «non perdere la testa» l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha istituito la Giornata Mondiale per la Salute e Sicurezza sul Lavoro, utile a ricordare di ridimensionare gli impegni e a salvaguardare se stessi.

La realtà è cambiata
«La realtà del lavoro è cambiata: oggi il modo di giudicare una buona performance infatti non è uguale a ieri – spiega Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach in Italia – perché si lavora per obbiettivi con azioni fulminee, decisioni veloci veicolate con poche informazioni che però devono essere efficaci e ponderate. Anche le aspettative elevate e la paura delle intelligenze artificiali che sostituiscono l’operato dell’uomo, rendendolo fragile e spaventato, sono due fattori da non sottovalutare perché il lavoratore si sente improvvisamente obsoleto. I contesti ‘centrifuga’ fanno parte ormai della nostra realtà quotidiana e provocano pressione continua di cui è difficile liberarsi».

Quando lavorare troppo fa male
Lavorare troppo fa male non solo al fisico, ma anche alla mente – tesi supportata dalla ricerca della Melbourne University in cui è evidenziato come dopo i 40 anni sia bene lavorare solo 25 ore alla settimana. La ricerca, frutto di un sondaggio effettuato su un campione di 6.500 lavoratori australiani, si è basata su tre parametri: memoria, abilità percettive e capacità di comprensione di un testo scritto. È emerso che, indistintamente uomini e donne, hanno difficoltà a concentrarsi e il calo della produttività è più che evidente. «Il nostro migliore amico? Siamo noi: possiamo diventare flessibili, cambiare idee e il nostro modo di vivere per diventare bravi a orientarci nella confusione – prosegue la master coach Marina Osnaghi – la soluzione è trovare spazi di decompressione, iniziando dalle piccole cose come smettere di mangiare di fronte al pc o non pranzare affatto, per arrivare alle grandi e complesse come cambiare prospettiva mentale e imparare a convivere con la pressione dei nostri tempi con cui tutti ci dobbiamo misurare ed essere in grado di commutare la velocità e il caos da anomalia a normalità».