Alzheimer, giovani ricercatori italiani studiano nuove diagnosi
Gli scienziati italiani conducono uno studio che porta a una nuova metodica diagnostica non invasiva per la malattia di Alzheimer

BRESCIA – Nuove prospettive per la diagnosi accurata e precoce dell'Alzheimer dalla ricerca italiana. I giovani ricercatori dell'Irccs Fatebenefratelli di Brescia, infatti, stanno studiando cosa succede quando avviene una stimolazione elettromagnetica transcranica nel malato di Alzheimer e un progetto italiano appena approvato (dal costo di 450mila euro) aggiungerà nuovi tasselli di conoscenza: in pratica, sarà validata una nuova metodica diagnostica non invasiva di questa forma di demenza, che potrebbe sostituire quelle più invasive attualmente impiegate.
Il potenziale diagnostico
L'Irccs si è aggiudicato un bando per stabilire il potenziale diagnostico di misure funzionali delle connessioni cerebrali ottenute dalla combinazione della stimolazione magnetica transcranica con l'elettroencefalografia nella demenza di Alzheimer a esordio tardivo e in quella, più rara, a esordio precoce. Si tratta di una metodica studiata in pochissimi centri nel mondo. Questo lavoro sarà svolto in collaborazione con l'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, con l'impiego di almeno 3 giovani ricercatori. «Il principale vantaggio di questo approccio è la possibilità di ottenere una valutazione della connettività nel singolo paziente, oltre alla non invasività della tecnica e al basso costo», osserva la coordinatrice Marta Bortoletto. Questo progetto si tradurrà in un nuovo strumento per aiutare la diagnosi, anche nelle prime fasi della malattia di Alzheimer e per varianti atipiche, e per monitorare la progressione della malattia e l'effetto dei trattamenti. «Pertanto, avrà un impatto diretto sulla ricerca clinica con una potenziale estensione di applicazione ad altre forme di demenza e altre sindromi di disconnessione», sottolinea Bortoletto.