29 marzo 2024
Aggiornato 14:30
Arriva il decreto per i celiaci

Cibi senza glutine, in Italia si spendono 320 milioni l'anno. Per i celiaci (veri) restano gratuiti

Arriva il decreto che stabilisce come i cibi senza glutine restino gratuiti per i celiaci. Intanto, tra veri celiaci e immaginari celiaci in Italia si spendono 320 milioni di euro l'anno

Senza glutine
Senza glutine Foto: Lucie_Peclova | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – La moda del gluten free è dura a morire. A parte chi è davvero celiaco, e dunque non può farne altrimenti, tutti gli altri spesso sono solo dei 'malati immaginari', come dimostrato da numerosi studi e indagini. Nonostante ciò, e nonostante gli esperti sconsiglino di seguire una dieta senza glutine a chi non ne ha reale bisogno, perché pericolosa, sono ancora in molti che acquistano questi prodotti. Lo attesta il fatto che, come riporta la Coldiretti, ogni anno in Italia si spendono 320 milioni di euro in prodotti senza glutine. Intanto arriva il Decreto che ribadisce la gratuità dei cibi senza glutine per i celiaci.

Quando la salute non c'entra
«In Italia si spendono 320 milioni di euro all’anno per acquistare prodotti senza glutine non sempre per motivi legati alla salute», sono parole della Coldiretti riferite a una analisi in riferimento al nuovo decreto sull'assistenza ai celiaci che la cui approvazione è attesa oggi in Conferenza Stato-Regioni. Se il mercato degli alimenti senza glutine - sottolinea la Coldiretti - è cresciuto del 20% all’anno, sono saliti al 58% i ristoranti che offrono ricette senza glutine. Un cambiamento di abitudini che - continua la Coldiretti - è stato riconosciuto anche dal paniere Istat che nel 2015 ha sancito l’ingresso della pasta e dei biscotti gluten free per il calcolo dell’inflazione. Si stima che a scegliere alimenti privi di glutine siano quasi il 10% degli italiani, anche se a beneficiare dell’assistenza saranno solo i celiaci riconosciuti. La crescita della domanda ha provocato anche - conclude la Coldiretti - un cambiamento nella produzione con il ritorno nelle campagne italiane di grani antichi a basso contenuto di glutine per la produzione di pasta e biscotti anche attraverso i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

L'Assistenza garantita ai 200 mila celiaci italiani
In Italia si stima ci siano circa 200mila celiaci. E per tutti questi, arriva la conferma al diritto all'erogazione gratuita degli alimenti senza glutine, sebbene con una riduzione media dei tetti di spesa del 19% – riporta l'ANSA. Questo quanto previsto dal nuovo decreto sull'assistenza ai celiaci. Per l'occasione è stato revisionato anche il Registro Nazionale degli alimenti senza glutine erogabili, che garantisce ancora gli alimenti definiti 'ad alto contenuto di servizio', come piatti pronti e preparati, che consentono anche ai celiaci di adottare i prevalenti stili di vita.

Soddisfazione dell'AIC
In attesa dell'ufficializzazione del Decreto, si dice soddisfatta l'Associazione Italiana Celiachia (Aic) che sottolinea come siano stati evitati «tagli choc» e sia stata assicurata ai celiaci una corretta terapia. Infatti, «la modifica dei tetti di spesa non è una sforbiciata che compromette l'assistenza ai pazienti ma – sottolinea l'Aic – una revisione razionale, che tiene conto della riduzione dei costi degli alimenti senza glutine e dei fabbisogni energetici della popolazione definiti dalle più recenti evidenze scientifiche».

I buoni da spendere
Saranno dunque a disposizione dei celiaci dei buoni digitali spendibili ovunque in Italia, anche al di fuori della propria Regione di residenza, per l'acquisto degli alimenti senza glutine. E' questo il prossimo obiettivo da raggiungere a favore delle persone con celiachia. Un obiettivo, annuncia il presidente dell'Associazione italiana celiachia (Aic) Giuseppe Di Fabio, cui lavoreranno congiuntamente il ministero della Salute e quello della Funzione Pubblica.

La revisione dei tetti di spesa
Questa revisione, spiega Di Fabio, è infatti «solo una parte dei cambiamenti dell'assistenza ai celiaci: il nuovo modello organizzativo voluto da Aic prevede anche un'assistenza più razionale, trasparente e semplice attraverso buoni digitali che possano essere spesi anche fuori dalla Regione di residenza». E non sono soltanto parole: già in 4 Regioni i buoni sono digitali e in mezza Italia l'accesso alla terapia senza glutine è possibile nelle farmacie ma anche al supermercato e nei negozi specializzati. Il 22 novembre scorso è stato istituito un tavolo di lavoro fra ministero della Salute e ministero della Funzione Pubblica per favorire la spendibilità dei buoni in tutte le Regioni ed è allo studio una campagna di informazione sull'educazione alimentare senza glutine. Inoltre, sottolinea l'Aic, «continua l'impegno del ministero per la qualità degli alimenti senza glutine, come dimostra la disponibilità dell'industria a migliorare i profili nutrizionali dei prodotti».

I tetti di spesa
I tetti di spesa per l'acquisto degli alimenti senza glutine per i celiaci sono fissati in base all'età, al genere e ai relativi fabbisogni calorici dei pazienti. Nelle fasce di età 6 mesi-5 anni e 6-9 anni, il tetto sale a 56 e 70 euro, rispettivamente per bambine e bambini. Dai 10 ai 13 anni il tetto sale a 100 euro per i maschi e 90 euro per le femmine. Dai 14 ai 17 anni diventa 124 euro per i maschi e 99 euro per le femmine, per poi scendere nella fascia 18-59 anni a 110 euro per i primi e 90 per le seconde. Negli over 60, invece, il limite massimo di spesa mensile scende a 89 euro per i maschi e 75 euro per le femmine. L'erogazione gratuita degli alimenti senza glutine «resta una 'eccellenza tra le forme di assistenza del panorama internazionale», afferma l'Associazione italiana celiachia (Aic). In Europa ci sono infatti Paesi che non prevedono alcun sostegno alla terapia (Spagna e Irlanda), altri che garantiscono pochi alimenti essenziali (10Kg/mese di farina in Croazia, 5kg/mese di farina in Serbia), altri ancora riconoscono un sostegno economico (23 euro/mese in Finlandia, 46 euro in Francia, 38 euro in Belgio, più elevato in Danimarca e Norvegia) oppure consentono di detrarre dalle imposte parte dei costi sostenuti (ad esempio Russia, Germania, Olanda e Portogallo) oppure prevedono il pagamento di un ticket per la terapia dei celiaci (UK). L'Italia dunque 'si distingue' in positivo, a fronte di un numero di diagnosi di celiachia che cresce del 10% l'anno. Attualmente si stimano nel nostro Paese 198mila celiaci, circa 16mila in più rispetto all'anno precedente. Ma a preoccupare è anche l'enorme 'sommerso' della malattia, tanto che si stima che siano 408mila i celiaci non ancora diagnosticati in Italia, come emerge dalla Relazione sulla celiachia 2016 del ministero della Salute al Parlamento.

Fonte: Ansa