26 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Granosalus e la pasta contaminata

Micotossine e glifosato nella pasta: i big dell’industria sconfitti in tribunale

I big della pasta in Italia perdono la battaglia sul grano contaminato da micotossine e glifosato. Il Tribunale dà ragione all'associazione GranoSalus. Sconfitta per Barilla, De Cecco, Divella, La Molisana e Lucio Garofalo. Arriva la replica dell'Aidepi

Contaminanti nella pasta
Contaminanti nella pasta Foto: Shutterstock

ROMA – Il Tribunale Civile di Roma dà ragione all’Associazione di consumatori e produttori di grano duro del Mezzogiorno ‘GranoSalus’ e a ‘I Nuovi Vespri’ per la vicenda che aveva visto coinvolti i grandi industriali della pasta in Italia per il grano contaminato utilizzato appunto nella produzione di pasta e derivati. Tutto era nato da un’inchiesta condotta su campioni di pasta di 8 famosi marchi italiani, tra cui Barilla, De Cecco, Divella, La Molisana e Lucio Garofalo insieme all’Aidepi, l’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane. Dalle analisi era emersa la presenza di contaminanti nel grano, anche se questi erano tuttavia entro i limiti previsti dalla normativa dell’Unione Europea. Queste aziende, investite dalla bufera che si era scatenata al riguardo, avevano richiesto l’intervento della magistratura per ottenere la rimozione di alcuni articoli pubblicarti sui siti web delle due associazioni.

Una legittima espressone del diritto di critica
Nella ‘guerra del grano’, alla fine spunterebbe una vittoria dei più deboli contro le corporazioni. Nel motivare la decisione, la prima sezione civile del Tribunale di Roma scrive: «Gli articoli in questione costituiscono legittima espressione del diritto di critica e di manifestazione del pensiero». La sentenza, in questo caso, darebbe dunque ragione a GranoSalus e a I Nuovi Vespri. La nuova sentenza giunge dopo che il Tribunale di Roma aveva già respinto lo scorso giugno il ricorso degli industriali della pasta, che tuttavia ne avevano presentato un altro.

La vicenda
Il caso era scoppiato quando sul sito di GranoSalus e I Nuovi Vespri erano stati pubblicati degli articoli che riportavano le analisi condotte su 8 marche di pasta prodotte in Italia e dalle quali è emersa la presenza nei campioni di micotossine e glifosato. Contaminanti del grano che si diceva fossero stati trovati nei prodotti a base di frumento, anche se nei limiti previsti dalla legislazione europea. Gli industriali della pasta avevano invece replicato che le analisi, sui gli articoli fondavano le loro ‘accuse’, «non erano state effettuate con gli accorgimenti e le regole che ne avrebbero potuto garantire l’attendibilità». Oltre questo, le rettifiche poi apportate «con l’introduzione della formula dubitativa in ordine all’attività di miscelazione con grano estero contenente contaminanti nocivi superiori ai limiti di legge riguardavano solo uno dei fatti lesivi lamentati col ricorso, quello riguardante la violazione delle norme che prevedono il divieto di miscelazione con prodotti contenenti contaminanti superiori ai limiti di legge, e comunque la formula dubitativa non faceva venir meno la portata lesiva, insinuando il dubbio di una condotta contra legem delle ricorrenti». Insomma, tutta la faccenda non sarebbe stata corretta. Ma il Tribunale non la pensava così.

Analisi corrette e il diritto di libertà di espressione
Il Tribunale di Roma avrebbe dunque poi sancito che, a differenza di quanto affermato dai big della pasta, «Le analisi sono state effettuate da primario laboratorio, con metodo scientifico», smentendo di fatto le supposizioni dell’industria. Per quel che riguarda le ‘accuse’ mosse negli articoli pubblicati online dalle associazioni, il Tribunale fa riferimento al tanto dibattuto Articolo 21 della Costituzione Italiana: «Non vi è dubbio – scrivono i Giudici – che la divulgazione dei risultati della ricerca costituiscano legittima espressione del diritto di libertà di manifestazione del pensiero, sancito dall’Articolo 21 della Costituzione e di libertà della scienza garantita dall’articolo 33 della Costituzione, senza limiti e condizioni. Tanto più che, trattandosi di temi di tale delicatezza e rilevanza per la salute pubblica, nessuna censura sarebbe ammissibile. Né sono stati superati i limiti della continenza espositiva».

Ci vogliono le prove
Per contestare le obiezioni dei big della pasta, il Tribunale di Roma ha fatto presente che per dimostrare che le analisi erano errate o non attendibili occorrevano delle prove. A tal riguardo, i giudici scrivono: «A fronte di ciò, le reclamanti non hanno prodotto delle contro-analisi né sui lotti indicati e analizzati (dei quali esse avrebbero l’obbligo di conservare un campione), ma nemmeno su altri lotti di pasta, il che induce verosimilmente a ritenere che effettivamente nella pasta prodotta dalle società reclamanti fossero presenti i contaminanti indicati nell’articolo. Così come legittimo esercizio del proprio pensiero critico è il sospetto che la presenza di questi contaminanti possa essere dovuta a una prassi di miscelazione vietata». Ora che il ricorso degli industriali è stato rigettato, oltre alla sconfitta morale, a essi tocca anche l’onere del pagamento delle spese legali.

Aidepi sul ricorso contro granosalus e i nuovi vespri: «la pasta italiana è sana e sicura»
La pasta italiana è sana e sicura. Questa la posizione di AIDEPI nel commentare il provvedimento del Tribunale di Roma in merito al ricorso effettuato dall’associazione nei confronti di GranoSalus e i Nuovi Vespri per gli articoli ritenuti diffamatori pubblicati il 26 febbraio scorso.
L’Associazione ricorda che a tutela del consumatore di pasta esistono le norme italiane ed europee e un sistema di controllo che conta almeno 15 livelli e coinvolge istituzioni pubbliche, aziende importatrici, privati e addetti ai controlli, per concludersi con le verifiche di molini e pastifici. E solo in questi ultimi si effettuano 225mila analisi sulle materie prime e 600mila verifiche sul prodotto finito, con addetti dedicati alla qualità.

A smentire l’allarmismo sollevato da GranoSalus è anche il Ministero della Salute. Il Piano nazionale ministeriale per il controllo delle micotossine, pubblicato il 18 settembre 2017, non ha infatti rilevato irregolarità in alcun campione di grano importato analizzato. E i controlli, sempre realizzati dal Ministero della Salute, su pesticidi e fitofarmaci (Controllo Ufficiale Sui Residui Di Prodotti Fitosanitari Negli Alimenti), resi noti a giugno scorso, hanno confermato che nessun campione di grano duro è risultato fuorilegge.

La stessa Grano Salus, emendando e rettificando l’articolo originale, lo ha già privato di quelle «conclusioni arbitrarie» sulla qualità e la sicurezza della pasta italiana di cui gli autori «non sono in condizione di offrire riscontro». Le modifiche effettuate hanno invece ridotto le gravi accuse formulate da Grano Salus e I Nuovi Vespri sulla qualità e la salubrità della pasta italiana «al rango di mere ipotesi». Non sono una verità, quindi, come originariamente si voleva far credere.
A sottolineare la scarsa attendibilità dell’indagine di Grano Salus d’altra parte non sono solo i pastai. I principali siti antibufale specializzati in debunking hanno segnalato la disinformazione, la viralità e la mancanza di trasparenza dell’operazione. E a smontare le conclusioni di Grano Salus sono arrivati autorevoli pareri anche da testate come AltroConsumo, Wired e Il Fatto Alimentare.
Per questo AIDEPI è in completo disaccordo con la decisione dei giudici di Roma, che non hanno valutato con la dovuta attenzione la natura diffamatoria dei contenuti dell’articolo nei confronti dei pastai italiani. In particolare, si insinua, senza alcuna prova e senza alcun riferimento fattuale, che l’industria della pasta italiana – in violazione alle norme comunitarie - miscelerebbe grani fuorilegge (importati dall’estero) con grani a norma (di produzione nazionale), in modo da ottenere partite mediamente contaminate. E la rettifica apportata in corso di causa non elimina il danno procurato ai pastai in quanto insinua nel lettore il sospetto infondato, ingiusto e non confortato da elemento alcuno che tale miscelazione possa in effetti aver luogo. 
I pastifici italiani, e le migliaia di lavoratori che profondono quotidiano sforzo per la qualità, non meritano né accettano queste illazioni e quindi continueranno a difendere l’operato di chi produce pasta nel rispetto della legge.