28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Glifosato e cancro

Monsanto, scienziati vittime di bullismo per nascondere il rischio cancro dei pesticidi?

Un articolo riportato sul The Guardian, riporta anche una causa in corso tra un giardiniere affetto da cancro a causa dell’utilizzo costante del glifosato

Glifosato e cancro
Glifosato e cancro Foto: Jinning Li | Shutterstock Shutterstock

Secondo quanto riportato in un recente articolo redatto dai giornalisti del famoso quotidiano The Guardian, la Monsanto avrebbe messo sotto pressione alcuni scienziati allo scopo di nascondere il rischio di cancro derivante dall’uso di erbicidi utilizzati nell’agricoltura tradizionale. Sembra che l’azienda abbia anche fatto di tutto per occultare le prove riguardanti la relazione tra tumori e l’uso di glifosato sulle piantagioni destinati all’alimentazione umana.

Lotta ai ricercatori indipendenti
«La Monsanto ha fatto di tutto per fare il prepotente e per combattere i ricercatori indipendenti», spiega l'avvocato Brent Wisner, il quale ha mostrato e-mail interne a Monsanto che hanno tentato di respingere le ricerche che mostravano prove di cancerogenità. Wisner ha rappresentato, in un tribunale di San Francisco, DeWayne Johnson un uomo che avuto il cancro e parecchie metastasi. A suo avviso, la malattia è stata causata dalla sostanza chimica nota come Roundup (a base di glifosato) con cui lui ha avuto a che fare per anni a causa del suo lavoro.

La replica della Monsanto
George Lombardi, avvocato della Monsanto, ha ribadito che: «l'evidenza scientifica è schiacciante e che i prodotti a base di glifosato non causano il cancro, tantomeno il cancro del signor Johnson». Per la prima volta, però, il giudice ha permesso agli avvocati di Johnson di mostrare evidenze scientifiche. Nonostante il RoundUp sia stato commercializzati fin dagli anni ’70 e ritenuto sicuro per l’uomo, fin dal 2015 l'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell'Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il glifosato come probabilmente cancerogeno. Nonostante ciò, RoundUp viene utilizzato in oltre 130 paesi e 100 diverse colture destinati ai prodotti alimentari. Si trova in molte acque e praticamente in tutte le urine di persone che mangiano cibo non biologico e, peggio ancora, dei lavoratori agricoli. Per questo motivo alcuni paesi ne hanno vietato l’utilizzo.

Prove schiaccianti?
Jhonson, che ha utilizzato il Roundup per anni in alcune scuole, ha accusato gravi lesioni – mostrate alla giuria attraverso foto – ed eruzioni cutanee a causa della frequente esposizione alla sostanza chimica. Anni dopo – all’età di 42 anni – era già affetto da linfoma non Hodgkin. «Il semplice fatto è che sta per morire. È solo una questione di tempo», ha dichiarato Wisner.

Contro gli scienziati
D’altro canto Wisner ha mostrato email interne a Monsanto in cui – in risposta a prove che mettevano in relazione il glifosato con la comparsa di tumori – una certa Donna Farmer, responsabile dei prodotti, ha scritto: «Come possiamo combattere tutto questo?». Inoltre, vi era la presenza di un documento strategico aziendale che ha elaborato un piano di pubbliche relazioni al fine di orchestrare la protesta in anticipo rispetto alla classificazione del glifosato da parte dell’IARC.

La guerra inizia nel 2014
Pare che la storia inizi a settembre del 2014, momento in cui proprio Monsanto è stata oggetto di controllo da parte della IARC. I dossier interni che sono stati elaborati in seguito alla visita dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, evidenziano come fosse totalmente intuibile che presto sarebbe emersa la relazione tra glifosato e cancro. Una mail scritta da uno scienziato della Monsanto riporta: «Abbiamo anche delle vulnerabilità potenziali in aree che IARC prenderà in considerazione, vale a dire esposizione, genetica e modalità d’azione». Pare che l’azienda si stava già organizzando per reagire nel momento in cui tutti un giorno avrebbero saputo la verità.

Si sapeva dagli anni ‘90
Wisner ha anche citato le e-mail di Monsanto risalenti agli anni Novanta, momento in cui la società stava lavorando con un esperto di genotossicità. Fin da allora furono sollevate preoccupazioni per gli impatti del Roundup sugli esseri umani. In seguito ai risultati emersi dalle analisi – non proprio confortanti – sembra che la Monsanto abbia iniziato a prendere in considerazione la possibilità di trovare un altro esperto. Ma non solo: da quel momento in poi furono elaborate dichiarazioni stampa in cui si affermava che il prodotto non comportava alcun rischio. Insomma, stiamo parlando di una lotta iniziata decenni fa e mai risolta. Purtroppo, l’Italia è ancora uno di quei paesi che ne consente l’utilizzo, perciò, nel caso in cui esistesse realmente il rischio cancro l’unica soluzione sarebbe quella di affidarsi a cibo biologico.