26 aprile 2024
Aggiornato 08:00
West Nile e morti

Morto l'anziano colpito dal Virus West Nile: cos’è, come si trasmette, sintomi e cure

Cos’è il virus del Nilo Occidentale o West Nile, come si diffonde nel nostro paese e tra individuo e individuo. I sintomi, le cure, e i metodi diagnostici

Virus del Nilo Occidentale sintomi cause cure
Virus del Nilo Occidentale sintomi cause cure Foto: Shutterstock

Dopo la morte dell'anziano di 78 anni di Pieve di Cento in provincia di Bologna, si riaccendono i riflettori sul virus del Nilo occidentale - chiamato anche West Nile Virus o WNV - è un arbovirus che appartiene al genere flavivirus, gruppo degli ssRNA. Alla stessa categoria appartiene anche quello della febbre gialla, dell'encefalite di Saint-Louis, dell’encefalite di Murray Valley e dell'encefalite giapponese. A da ciò si evince il suo grado di pericolosità. Ma non è detto che si manifesti con sintomi molto gravi, tutt’altro. Alcuni soggetti, spesso non si rendono neppure conto di aver contratto il virus.

Come si diffonde il virus nel nostro paese
Un tempo il virus sembrava confinato soltanto in Africa, in Medio Oriente e in India. Oggi si trova anche in tutta l’Asia, in Australia e in Europa. Praticamente ovunque. Il virus – nel nostro paese – pare seguire lungo il corso del Po e dei suoi affluenti grazie alle riserve naturali del patogeno come gli uccelli e le zanzare del genere Culex. Secondo l’Università di Milano le zanzare spesso di nutrono di sangue di animali infetti e, a loro volto, lo trasmettono ad altri mammiferi – in particolare i cavalli – e agli esseri umani.

I sintomi
Prima di tutto è bene sottolineare che la maggior parte delle persone non sviluppa alcun sintomo, ma diviene un potenziale veicolo del virus. Quelle che invece mostrano segni della patologia possono riportare i sintomi di una pseudo-influenza. Quindi febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di gola e inappetenza. In alcuni casi si possono presentare anche disturbi gastrointestinali (diarrea, vomito). Molto più raramente – in una percentuale inferiore all’1% - il soggetto può manifestare disorientamento, perdita di coscienza, danni neurologici ed encefalite (un caso su mille gravi). Va da sé che i soggetti più a rischio di tali sintomi sono quelli affetti da HIV, i bambini piccoli e le persone anziane. L’incubazione è estremamente variabile e varia da 2 e 14 giorni, ma può arrivare fino a 21 giorni.

Diagnosi
La diagnosi viene eseguita attraverso alcuni esami di laboratorio, tra cui Elisa – un saggio immuno-assorbente legato a un enzima – o l’immunofluorescenza, in cui il siero viene messo a contatto con particolari antigeni relativi al virus. Più raramente può essere richiesto il test del liquido cerebrospinale allo scopo di rilevare anticorpi IgM. Tuttavia, va sottolineato che gli anticorpi rimangono nel corpo umano anche un anno dopo l’infezione, quindi l’eventuale positività non indica un’infezione in atto proprio in quel momento. D’altro canto a soli otto giorni dal contagio potrebbero non essere neppure rilevati.

Terapia
Il virus del Nilo Occidentale non può essere trattato con antibiotici e non esistono farmaci specifici. Secondo alcune teorie, però, un farmaco antivirale contro l’epatite C potrebbe aiutare a combattere più velocemente il patogeno. Una recente ricerca condotta da Maurizio Botta del dipartimento di Biotecnologie, chimica e farmacia dell’Università di Siena e dal professor Giovanni Maga dell'Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia, e pubblicata su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) ha individuato alcune molecole capaci di inibire la proteina umana DDX3, di cui si nutrono i virus. La molecola da loro ideata potrebbe essere utile per i patogeni che presentano particolari meccanismi di replicazione, come quello dell’Epatite C (HCV), della febbre Dengue (DENV), e quello del Nilo Occidentale (WNV). Allo stato attuale, tuttavia, non è stato ancora elaborato nessun farmaco e sarà necessario del tempo affinché venga commercializzato.