Depressione: la nuova arma arriva dai probiotici
L’assunzione di probiotici, in particolare di batteri lattici e lieviti, sembra ridurre la depressione. Anche quando è associata alla sindrome dell’intestino irritabile. Lo studio

HAMILTON - Tristezza, ansia, disturbi dell’umore e depressione sono in costante aumento. Sarà un po’ a causa della vita frenetica che conduciamo. O anche dei timori che si insidiano dentro di noi grazie all’informazione costante dei media che divulgano ormai solo più notizie inerenti a morti, disastri, crisi economica e violenze. Ma in parte tutto ciò è dovuto allo stile di vita che conduciamo. Poca attività fisica e alimentazione sbagliata possono incidere anche sulla nostra salute mentale. Perché accade? Perché i batteri che vivono in simbiosi con noi cominciano a modificarsi in numero e varietà. Ma la soluzione esiste e ce la spiegano alcuni scienziati canadesi.
I probiotici che vengono in nostro soccorso
Potrebbe sembrare strano che dei minuscoli esserini possano fare una differenza così grande in termini di salute. Invece è proprio così. Dei microorganismi antichissimi vivono in simbiosi con noi e possono persino modificare il nostro umore. Sono molte le ricerche che trovano questa interessante correlazione con la nostra flora batterica. A confermarlo è però un recente studio condotto dalla McMaster University (Canada). Dai loro risultati è emerso come l’assunzione regolare di probiotici – batteri vivi e lieviti – sia in grado di alleviare i sintomi della depressione.
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L'alterazione del microbioma umano potrebbe essere implicato nello sviluppo del cancro? E se sì quale ruolo potrebbe avere l’assunzione di alimenti latto-fermentati come il kefir? Le risposte della scienza.
Intestino irritabile e depressione
Gli scienziati canadesi avevano notato una strana relazione: chi soffriva di sindrome dell’intestino irritabile (IBS) spesso soffriva anche di ansia e depressione. Tuttavia, in seguito a una terapia probiotica riportavano un evidente miglioramento della sintomatologia. Cosa che non avveniva nei pazienti che assumevano placebo.
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Il kefir, a differenza dello yogurt, contiene numerosi ceppi di lattobacilli. Potenzia il sistema immunitario, riduce il rischio di tumori e intolleranze alimentari. Inoltre combatte batteri ‘cattivi’, candida e infiammazione intestinale.
Due piccioni con una fava
Due piccioni con una fava. E’ proprio il caso di dirlo: con un solo rimedio si ottengono miglioramenti sotto due aspetti della nostra salute. L’assunzione di probiotici, infatti, mitigava i sintomi dell’intestino irritabile quali dolori addominali e alvo alternato. Ma nello stesso momento si ottenevano miglioramenti dell’umore. «Questo studio dimostra che il consumo di un probiotico specifico è in grado di migliorare sia i sintomi intestinali che i problemi psicologici nei pazienti affetti dalla sindrome dell’intestino irritabile. Questo apre nuove strade non solo per il trattamento dei pazienti affetti da disturbi intestinali funzionali, ma anche per i pazienti con malattie psichiatriche primarie», ha dichiarato Premysl Bercik, professore associato presso la McMaster University
La connessione cervello-intestino
La ricerca ha anche confermato come il microbiota intestinale possa comunicare direttamente con il cervello fornendo così la prova che i microrganismi batterici siano in grado di influenzare il nostro comportamento.
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I lattobacilli sono un vero e proprio concentrato di salute. Riducono colesterolo e glicemia. Potenziano il sistema immunitario, combattono batteri e virus. Modulano l’umore e scongiurano allergie ed herpes.
Lo studio
La ricerca, pubblicata su Gastroenterology, ha voluto esaminare poco meno di cinquanta volontari affetti da sindrome dell’intestino irritabile nei quali coesistevano sintomi di depressione. Durante le dieci settimane di studio i partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi. Il primo assumeva il Bifidobacterium longum NCC3001 e il secondo un placebo. Già dopo 6 settimane il 64% dei pazienti che assumeva il probiotico ha evidenziato un netto miglioramento della sintomatologia relativa alla depressione. Chi assumeva il placebo non ha superato il 32%. Ma non è finita qui: i miglioramenti prodotti dai prebiotici sono stati confermati dalla risonanza magnetica funziona (fMRI) evidenziando cambiamenti nelle aree cerebrali coinvolte nel controllo dell’umore.
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