20 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Alimentazione e salute

Il peperoncino fa bene al cuore, accelera il metabolismo e fa vivere più a lungo

Un consumo regolare di peperoncino rosso allunga la vita, riducendo la mortalità del 13%. In più, fa bene al cuore e accelera il metabolismo, favorendo il dimagrimento

Peperoncino, fa bene al cuore e fa vivere più a lungo
Peperoncino, fa bene al cuore e fa vivere più a lungo Foto: Shutterstock

STATI UNITI – Piccante, rosso e…. salutare. Ecco il peperoncino rosso che, secondo un nuovo studio, fa bene a cuore e arterie, accelera il metabolismo e fa anche vivere più a lungo – anche chi segue uno stile di vita non proprio sano.

Un toccasana
E’ vero, non tutti riescono a sopportare la piccantezza del peperoncino, ma spesso è soltanto questione di abitudine: le prime volte è difficile, ma poi ci si fa il callo e non si sente quasi più – o comunque molto meno. Ma, fare questo piccolo ‘sacrificio’ può avere il suo perché. A sostenerlo non siamo noi, ma uno studio dell’Università del Vermont - College of Medicine di Burlington (Usa) e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Plos One. Il peperoncino rosso è stato infatti associato a una riduzione del 13% del rischio di mortalità generale. Ma, in particolare, è stato trovato essere capace di prevenire eventi cardiovascolari come l’ictus o le cardiopatie in genere.

Le osservazioni
Le conclusioni dei ricercatori statunitensi arrivano dall’analisi dei dati provenienti dallo studio nazionale «National health and nutritional examination survey III», che ha coinvolto 16.179 soggetti di età pari o superiore a 18 anni, di cui è stata monitorata la dieta e lo stile di vita per un periodo di 23 anni. Nello specifico, poiché era il focus dello studio, gli scienziati hanno valutato quali fossero le caratteristiche principali dei partecipanti in base al loro personale consumo di peperoncino rosso piccante.

Chi e come
I dati raccolti hanno rivelato che i consumatori abituali di peperoncino erano in genere di razza bianca, giovani, maschi, coniugati e con un reddito e un livello d’istruzione inferiore rispetto a chi non consumava peperoncino. Avevano anche il vizio del fumo ed erano regolari bevitori di alcolici. La dieta era composta per lo più da verdure e carne e i livelli di colesterolo HDL erano inferiori.

I risultati
Dopo questa prima analisi, il professor Benjamin Littenberg e colleghi hanno valutato il numero dei decessi e le cause di morte relative a un lasso di tempo pari a circa 18,9 anni. Al termine, gli autori dello studio hanno trovato come i soggetti che consumavano peperoncino presentavano un rischio di mortalità generale inferiore del 13% rispetto a chi non mangiava la spezia ed erano più protetti nei confronti delle patologie cardiovascolari.

Il merito
Come già suggerito da numerosi studi, anche gli autori di questo nuovo studio ritengono che il merito tutto ciò possa essere dovuto al principio attivo contenuto nel peperoncino: la capsaicina. Questa sostanza potrebbe influenzare in modo positivo i meccanismi cellulari e molecolari che contrastano l’aumento di peso e l’obesità, modulando al tempo stesso il flusso sanguigno coronarico. Oltre a ciò, si ritiene che il peperoncino possa avere un effetto benefico sulla flora intestinale, che ne viene influenzata grazie anche alle sue proprietà antimicrobiche. «Anche se il meccanismo attraverso cui il consumo di peperoncini potrebbe ritardare la mortalità è tutt’altro che certo – scrivono gli autori – la relazione osservata potrebbe essere dovuta all’azione dei canali Transient receptor potential (Trp), che rappresentano i recettori primari delle sostanze piccanti, come la capsaicina (la componente principale del peperoncino). Sulla base dei risultati del nostro studio, che confermano i dati ottenuti da ricerche precedenti, potrebbe essere possibile affermare che il consumo del peperoncino o di cibo piccante potrebbe diventare una raccomandazione dietetica».