25 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Alimentazione e salute

Peperoncino, con lui perdi peso e non ingrassi

La sua piccantezza attiva i nervi dello stomaco per comunicare una sensazione di pienezza

ADELAIDE – Dopo aver confermato le virtù dimagranti del peperoncino, ora si scoprono i recettori che si attivano grazie alla sua assunzione. Lo studio, pubblicato su PLoS One, ha mostrato come la spezia sia in grado di donare un’immediata sensazione di pienezza.

Il merito è del calore
I ricercatori australiani dell’Università di Adelaide hanno scoperto che c’è un legame diretto tra i recettori del caldo (TRPV1) situati nello stomaco e la sensazione di pienezza. «Lo stomaco si estende quando è pieno. Si attivano, quindi, i nervi dello stomaco per comunicare al corpo che si è avuto cibo a sufficienza. Abbiamo scoperto che questa attivazione è regolata attraverso il peperoncino o i recettori del caldo TRPV1», spiega Amanda Page, professore associato e ricercatrice Senior presso l’Università di Scuola di Medicina di Adelaide.

Meglio se è tanto piccante
La piccantezza di un peperoncino è resa possibile grazie alla capsaicina in esso contenuta. «È noto da studi precedenti che la capsaicina, reperibile nei peperoncini piccanti, riduce l’assunzione di cibo nell’uomo. Ciò che abbiamo scoperto è che l’eliminazione dei recettori TRPV1 smorza la risposta dei nervi gastrici, con conseguente sensazione di pienezza e calo del desiderio di cibo».

Attenzione ai grassi
Come in tutte le belle favole c’è anche qualche lato negativo. I ricercatori hanno infatti scoperto che i recettori TRPV1, responsabili della sensazione di pienezza, possono essere disturbati da una dieta ricca di grassi. «È eccitante il fatto che ora sappiamo di più sul percorso del recettore TRPV1 e che il consumo di capsaicina può essere in grado di prevenire l’eccesso di cibo attraverso un’azione sui nervi dello stomaco», spiega Stephen Kentish, dottore al National Health e al Medical Research Council (NHMRC) dell’Università di Scuola di Medicina di Adelaide.

Nuovi studi sono necessari
«La prossima fase della ricerca si estenderà allo studio dei meccanismi che vivono alla base dell’attivazione dei recettori TRPV1». Lo scopo, dicono i ricercatori, è quello di sviluppare una terapia appetibile. Infine, sarà necessario «fare un ulteriore lavoro per determinare il motivo per cui una dieta ricca di grassi de-sensibilizza i recettori TRPV1 e verificare se siamo in grado di invertire il danno», conclude Kentish.