25 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Ricerca scientifica: cure per l’Alzheimer

Scoperta incredibile: la pillola per i dolori mestruali può migliorare la memoria nei malati di Alzheimer

Un antinfiammatorio di uso comune sembra invertire completamente i sintomi dell’Alzheimer. Se i benefici saranno confermati potrebbe arrivare una cura nei soggetti allo stadio iniziale della malattia

MANCHESTER - Benché si dica che i farmaci utilizzati frequentemente possono dar luogo a una gran moltitudine di effetti avversi, di recente si stanno facendo scoperte incredibili sull’uso di molti medicinali. Non è la prima volta, infatti, che si scopre che una medicina può sorprenderci con i suoi effetti collaterali migliorando una condizione o una patologia che era completamente al di fuori di quella indicata. È il caso di una pillola utilizzata per i dolori mestruali: scienziati hanno scoperto che il suo effetto collaterale è quello di migliorare la memoria nei malati di Alzheimer.

  • Leggi anche: Alzheimer, la dieta mediterranea lo tiene alla larga
    La dieta mediterranea fa davvero bene alla salute, anche a quella del cervello poiché pare tenga alla larga malattie come l’Alzheimer, rallentando il declino cognitivo e migliorando la memoria.

Non solo per le mestruazioni dolorose
Il farmaco in questione è a base di acido mefenamico, conosciuto in Italia con il nome di Lysalgo. Si tratta di un antinfiammatorio FANS che possiede anche virtù analgesiche e antipiretiche. Agisce inibendo la famosa cicloossigenasi (COX) nella sintesi delle prostaglandine. La sua particolare formula, oltre a ridurre il dolore mestruale, viene ampiamente sfruttata per malattie reumatiche, emicranie e lesione dei tessuti molli. Ciò che ancora non si sapeva è che potrebbe essere la nuova arma vincente contro la malattia di Alzheimer.

Lo studio
Durante lo studio condotto in Gran Bretagna, ad alcuni topi sono stati indotti sintomi da Alzheimer. Questi sono poi stati trattati per un mese con un prodotto a base di acido mefanamico impiantato a livello e sottocutaneo. A parte, un altro gruppo di topi, sempre con Alzheimer indotto, ha ricevuto un placebo o una sostanza inattiva. In tale periodo i topi sono stati inseriti in un labirinto allo scopo di imparare ad aggirare diversi tipi di ostacoli.

Gli incredibili risultati
«Abbiamo cercato di addestrare i topi quando avevano già contratto la malattia di Alzheimer. I topi affetti da Alzheimer sono praticamente inaddestrabili, non possono imparare niente in quel labirinto – spiega Mike Daniels, autore della ricerca presso l’Università di Manchester – Quello che è stato sorprendente è che questo farmaco sembrava rendere i topi del tutto normali. E’ qualcosa che non abbiamo mai visto prima d’ora, ma occorre fare molto più lavoro per confermare davvero se tutto ciò è reale».

  • Leggi anche: Stress al lavoro, protegge dall’Alzheimer
    Un lavoro stressante, anziché accorciare la vita pare possa proteggere da una malattia assai temuta: l’Alzheimer. I più protetti sarebbero avvocati, professori e medici. Quelli più a rischio operai, magazzinieri, cassiere.

Con nessun altro farmaco si ottengono simili effetti
I ricercatori spiegano, nello studio pubblicato su Nature Communication, che l’imaging cerebrale ha mostrato un’elevata infiammazione a livello del cervello nei malati di Alzheimer. Ciò che hanno notato è che l’acido mefanamico riduce proprio tale tipo di infiammazione. Va detto che altri FANS simili, tra cui il tanto rinomato ibuprofene, non sono in grado di eliminare l’infiammazione cerebrale.

Utilizzarlo al momento giusto
Il co-autore dello studio Jack Rivers-Auty ritiene che ci siano ancora molti studi da fare per comprendere alcuni aspetti. Per esempio se il farmaco può essere adoperato in tutte le fasi della malattia o deve necessariamente essere utilizzato nella prima fase. «Forse, se tutto questo viene tradotto nella sperimentazione clinica, verrebbe voglia di utilizzarlo nelle persone durante le prime fasi della malattia per cercare di rallentare l’avanzamento o arrestare il progredire della malattia, piuttosto che avere l’ambizioso obiettivo di prendere qualcuno che ha la malattia di Alzheimer in fase avanzata con tutti i sintomi (perdita di memoria elevata, deterioramento cognitivo elevato)  cercando di invertirli, il che potrebbe anche essere molto difficile».

Una possibile speranza?
Certamente è possibile considerare il farmaco una nuova speranza nei malati di Alzheimer. Specialmente se si tiene presente che l’acido mefenamico è già stato approvato alle varie autorità competenti. Quindi, se i testi confermeranno l’ipotesi, il farmaco potrebbe essere adoperato in termini relativamente brevi. La ricerca è stata guidata da David Brough dell’Università di Manchester.

Alzheimer, i campanelli d’allarme da non sottovalutare
Recentemente, Loredana Locusta, responsabile del Centro Alzheimer di Villaggio Amico, ha fornito delle linee guida che possono essere considerate una sorta di campanelli di allarme, indicando una predisposizione alla malattia di Alzheimer:

1) Amnesie: Si sa che uno dei sintomi principali è la perdita di memoria. Quindi se notate che una persona vicina a voi comincia a dimenticarsi cosa ha mangiato a pranzo o il nome di alcuni familiari è bene porre attenzione ai suoi comportamenti, ed eventualmente, rivolgersi al proprio medico curante.

2) Anche i compiti normali sembrano difficili: il soggetto potrebbe aver difficoltà nel vestirsi o a preparare una ricetta che ha sempre fatto fino a poco tempo prima.

3) Problemi di linguaggio: il linguaggio nei malati di Alzheimer potrebbe divenire sempre più povero, con un ridotto numero di vocaboli. Inoltre si ha la sensazione continua di voler dire un termine che però non si ricorda nel momento.

4) Problemi nella pianificazione: comincia a diventare un problema eseguire dei semplici calcoli e gestire il denaro in maniera logica.

5) Disorientamento temporale e spaziale: è possibile che non si ricordi il giorno e l’anno in cui si vive e, nei casi più gravi, anche nelle stagioni. Allo stesso modo si può avere un disorientamento a livello dello spazio: si torna a casa e non si trova più la strada giusta.

6) Problemi visivi: Anche i problemi visivi possono far pensare al morbo di Alzheimer. Si può avere difficoltà nella lettura e nella percezione del colore.

8) Nervosismo e ansia: è facile che un soggetto affetto da Alzheimer sia particolarmente irritabile, nervoso e irascibile con le persone che gli sono accanto. Può soffrire anche di ansia e depressione.

9) Apatia: la persona può avere una totale perdita di interesse nei confronti della vita e di tutto ciò che prima amava.